È normale che in questi giorni siamo colpiti dall’aspetto “visibile” della Chiesa (gli aspetti sociali e politici di questo pontificato, il prossimo conclave, i problemi che il nuovo papa dovrà affrontare…). Vi confido che, quando vedo persone poco vicine alla vita spirituale cristiana, che dimostrano molto interesse per la Chiesa quando scoppiano scandali o quando un papa si ammala o si dimette o muore, tutto ciò mi induce a pensare molto e a provare una profonda amarezza. Credo che, come minimo, c’è il rischio di una grande superficialità, cioè di fermarsi agli aspetti del tutto secondari del Cristianesimo. Conosco persone che hanno fatto la fila per ore per vedere la salma di papa Wojtyla e poi magari evitano accuratamente la vita di Grazia, la s Messa domenicale e la vita parrocchiale. Credo che sia molto importante il n. 8 della Costituzione Conciliare “Lumen gentium”. Non so se un cattolico può permettersi il lusso di ignorare il Concilio Ecumenico Vaticano II.
«Come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo» (Lumen gentium, 8).
So che non è un linguaggio molto semplice, ma resto sempre a disposizione per chiarimenti. Del resto, esistono ottimi manuali che aiutano a conoscere il Concilio.
La preghiera, che ora vi spedisco, ci può aiutare a una forte verifica sul nostro rapporto con lo Spirito Santo e con la Chiesa.
«O Spirito Santo, quanto poco ti invoco e quanto poco mi affido a te e alla tua misteriosa azione. A momenti tutto travolgi, in altre occasioni sembri assente. Ma tu sei necessario per l’evangelizzazione, perché senza di te le parole suonano vuote, i miei sforzi sono sterili conati, il mio impegno gira a vuoto. Come posso io portare la salvezza, se tu sei assente? Fammi interiormente comprendere la tua assoluta necessità, e il bisogno che io ho di te, nel mio agire di testimone e di evangelizzatore. Fammi comprendere che sei sempre presente, anche quando il vangelo stenta a essere accolto, dandomi pace e non togliendomi il coraggio di seminare senza sosta. Fammi certo che a me tu chiedi la semina e a te riservi i frutti, che tu fai crescere e maturare secondo i tuoi piani. Dammi soprattutto la certezza che tu sei sempre con me in ogni momento del mio lavoro apostolico, perché allora sarò certo che non sarà mai inutile nessuna semina, anche se il più delle volte toccherà ad altri raccogliere. E che certamente in cielo i miei occhi vedranno i frutti tanto attesi del mio e del tuo lavoro» [PIER GIORDANO CABRA Oratio, in GIORGIO ZEVINI – PIER GIORDANO CABRA (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 4, pp. 33-34].
Ecco un piccolo spunto per una piccolissima verifica.
Io collaboro con le attività di apostolato nella mia parrocchia o mi limito a una recezione passiva dei “servizi parrocchiali”, magari “saltellando” da una parrocchia all’altra o, peggio, da un santuario all’altro?