Commento alla liturgia della Parola tempo di Quaresima

«Mt 4,1-11
La Quaresima è un cammino verso la libertà e la verità; il sentiero passa per il combattimento descritto nel testo delle tre tentazioni di Gesù in Matteo, preparato, nella liturgia, dal racconto della caduta di Adamo ed Eva.
Una delle trappole nascoste in ogni tentazione è l’idea che la fedeltà a Dio è incompatibile con la fedeltà a noi stessi, ossia che obbedire a Dio vuol dire farsi del male, decurtarsi, sminuirsi. La realtà è l’esatto contrario: le trasgressioni sono la via tragica dell’autodistruzione.
Le tentazioni di Gesù usano la stessa strategia usata con Eva: la bugia secondo cui l’affermazione di me medesimo è la mia vera urgenza.
Nella prima tentazione Satana dice: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Sarebbe come dire che i veri figli di Dio hanno il diritto di manipolare la realtà, e le pietre non possono restare pietre, debbono esistere in funzione della propria fame, quindi devono essere pagnotte.

L’idea della seconda tentazione, quella del pinnacolo, è che i veri figli di Dio possano pretendere che il Signore assecondi le loro iniziative. Qualunque cosa sembri un buon piano, dovrebbe essere possibile, fosse anche un volo dal tetto…
La terza tentazione riguarda il possesso, il potere e lo splendore del mondo: vale la pena di scendere a compromessi con il male per servirsi del potere e del possesso, magari pure a buon fine.
Queste tentazioni assegnano agli appetiti, ai progetti e ai possessi dei ruoli assoluti. Sembra che così ci si possa “realizzare”, ma così si diventa solo schiavi delle voglie, delle idee e delle cose.
Tutto questo è latente nell’invito fatto a Eva a lanciarsi nel tentativo grottesco di diventare “come Dio”. Questa tentazione è una fuga dal reale, rappresenta un processo elaborato e disperato di alienazione da noi stessi.
Infatti quel che va notato è che Eva, alla fin fine, cerca di essere diversa da quella che è, ed entra in un inganno. Il tentativo di Eva di essere qualcosa “di più” porta in definitiva alla vergogna, alla perdita della felice relazione con se stessa, alla perdita della propria vera identità. Eva si vergogna di essere Eva – che cosa curiosa!
Durante la Quaresima la Chiesa ci chiede di compiere atti di preghiera, digiuno ed elemosina. Queste opere sono delle vere e proprie chiamate a ritornare alla verità e alla bellezza della nostra dignità, una dignità che è minacciata dall’inganno implicito in ogni tentazione. La sobrietà, la generosità e il camminare nel giusto rapporto con Dio – tipici della Quaresima – ci riportano al nostro vero posto nel mondo. Ci riempiono di quella pace, di quella libertà da noi stessi che sono parti integranti della nostra vera identità.
La tentazione cerca di trasformare la nostra dignità in pretesa, superbia e avidità.
L’obbedienza a Dio ci restituisce a noi stessi. Il digiuno rende lucidi e liberi dal proprio ego, la preghiera spezza la solitudine, l’elemosina fa amare i fratelli.
Non è una questione di perfezionismo o di regole, ma di felicità» (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico A, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 90-92).

«I domenica di Quaresima
Mc 1,12-15
Gesù va nel deserto dopo il Battesimo. Non poteva iniziare subito la sua missione? È lo Spirito, dice Marco, a guidare Gesù, anzi, il greco dice che Gesù viene “lanciato” nel deserto.
Questa fase, quindi, non è casuale. Lo Spirito lo porta in questo luogo di desolazione e di tentazione perché Gesù deve seguire un cammino ben preciso. É il segreto della Quaresima.
Il deserto è un elemento fondamentale della vita cristiana. Prima di qualunque vera alleanza con Dio, come si vede nella prima lettura, c’è da passare per un periodo di desolazione come il diluvio, dove qualcosa deve morire. Sia chiaro: il diluvio per se stesso a noi non interessa; noi leggiamo l’Antico Testamento nella luce di Cristo e capiamo che qui c’è una indicazione per nulla banale: il viaggio della purificazione prelude ad alleanze nuove con Dio.
Lasciarsi purificare è un’urgenza sottovalutata da certa mentalità, ma necessaria per andare verso la libertà, la bellezza e la gioia. Vuoi vedere uno che parte per scalare una cima dell’Himalaya senza prepararsi? Come è possibile pensare che una vita grande si possa inventare su due piedi? Come si può pensare di improvvisare un matrimonio? Ci vuole addestramento e purificazione per ogni cosa importante. Ovviamente la purificazione non è un viaggio trionfale: si tratta di essere spogliati di ciò che ci tiene fuori dalla vita piena. Se mi vengono strappate tutte le mie ambiguità e tutto ciò che non è secondo l’amore, quanto resterà di me? Poco o addirittura pochissimo che sia, solo quello entrerà nella vita, il resto è zavorra pericolosa. Guai a noi se pensiamo di poter entrare nelle cose grandi con armi e bagagli di una vita mediocre.
Dio spesso ci offre attraverso tribolazioni e difficoltà la possibilità di lasciarci ridimensionare, semplificare e convertire all’amore. Sono occasioni che si possono accogliere o rifiutare, ma sono grazie preziose da non sprecare. La Quaresima ci offre questo liturgicamente e in comunione con tutto il popolo di Dio.
Solo dopo il deserto Gesù può dire finalmente: “il tempo è compiuto”, ossia: “questo momento è bello e pieno di possibilità”. Il Regno dei Cieli è a un passo. E aggiunge: “convertitevi e credete nel Vangelo”.
La conversione non è automatica, richiede libera adesione, e il termine italiano significa, materialmente, “volgersi verso diversa destinazione”. La parola ebraica significava “tornare alla buona origine”.
Quindi non si tratta di un’istanza etico-moralista per diventare più buonini, e fare anche penitenza e digiuno – che fa pure bene per dimagrire o non so quale altra idiozia – ma tornare in se stessi e riscoprire la propria bellezza.
Ritrovare la vera meta, e riabbracciare il Signore. Ricordare finalmente quello per cui siamo nati e buttare via le zavorre che non ci fanno entrare in quel che vale la pena di vivere.
Esistere per l’amore che Dio ha disposto per noi. Sfruttare le cose belle che Dio ci offre, e lasciare quelle degenerate.
Tornare a un’esistenza da figli di Dio. Costi quel che costi» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 75-76).