Stasera vi offro il commento di padre Vanhoye alla Prima Lettura della s. Messa di oggi (2 Cor 8,1-9).«Il modo in cui Paolo comincia il discorso che la liturgia ci propone oggi è veramente degno di attenzione. Egli scrive: “Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia”. La grazia che Dio ha concesso a queste Chiese è la loro generosità. A prima vista, noi penseremmo: “Non è Dio che ha concesso tale generosità, ma sono queste Chiese che, pur essendo povere, hanno dato generosamente per sollevare altri cristiani”. Paolo invece chiama questo grande sforzo di generosità “una grazia concessa da Dio”, capovolgendo in un certo senso i termini.Ma proprio questa è l’interpretazione più profonda del gesto generoso delle Chiese della Macedonia, come di qualsiasi altra azione generosa che noi possiamo compiere. E ciò per due motivi. Il primo è che quello che i cristiani della Macedonia hanno dato lo avevano ricevuto da Dio: Dio aveva dato loro la possibilità di essere generosi offrendo ad altri ciò che egli stesso ha donato loro. Poter dare qualcosa agli altri è una grazia di Dio; la volontà stessa di donare è una grazia di Dio.Il secondo motivo profondo è che, dando con amore disinteressato, i cristiani della Macedonia ricevono veramente il dono di Dio. Scrive Giovanni nella sua Prima lettera: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3,17). La generosità è la condizione indispensabile perché l’amore di Dio rimanga in noi, e perché noi rimaniamo nell’amore di Dio.La grande grazia che è stata concessa alle Chiese della Macedonia è proprio quella di vivere nell’amore di Dio, di ricevere il suo amore, di partecipare attivamente al suo amore. L’amore di Dio non può essere ricevuto senza che sia trasmesso: chi lo trasmette, vive veramente in esso e lo riceve sempre di più. Il senso cristiano della generosità è allora quello di essere uniti all’amore di Dio. Questa è la condizione perché questo amore ci venga donato in modo sempre più generoso da Dio, il quale “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45).Pensando a questo amore che ci viene dato continuamente dal Padre celeste, apriamo il nostro cuore alla generosità verso i nostri fratelli che si trovano in qualsiasi tipo di necessità: necessità di pane, di una parola di conforto, di essere aiutati a credere nell’amore del Signore…» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 196-197).Questo commento lo ritengo prezioso perché ci aiuta a capire lo specifico della carità cristiana e la sua enorme distanza da qualsiasi forma di filantropia, che può essere attuata benissimo anche da chi non ha incontrato il Signore. Ognuno si interroghi almeno su alcuni dei seguenti punti: Cerco di crescere ogni giorno nella carità? Mi limito a piangere su eventuali miei errori o a giudicare e a condannare gli errori degli altri (della Chiesa, dei politici, dei parenti, dei colleghi)? Se non vivo nella gioia, mi rendo conto che forse dipende dal fatto che amo poco? Vi ricordo At 20,35. Siamo anche aiutati a meditare su come amiamo i poveri.Spero che abbiate letto e meditato il messaggio che il Papa ci ha donato lo scorso 13 giugno. Ve ne riporto solo una frase: «La più grave povertà è non conoscere Dio» (LEONE XIV, Messaggio per la IX Giornata mondiale dei poveri, 13-6-2025).