Stasera vi chiedo forse un lavoro più impegnativo del solito. Vi propongo ben due commenti che ci possono aiutare a comprendere meglio la pagina del Vangelo della s. Messa di oggi (Mt 6,19-23). Gli autori di questi commenti li stimo molto e più volte vi ho proposto le loro riflessioni. Sono entrambi gesuiti e sono diventati cardinali quando avevano più di 80 anni! Ho avuto il dono di conoscerli personalmente.Il tema è piuttosto particolare: la luce, l’occhio, la vista. Come sempre, occorre prima meditare la pagina del Vangelo di oggi. Poi vi segnalo altri passi in cui Gesù tratta questi temi: Mt 5,28-29 (il guardare male, il desiderare, addirittura il cavare l’occhio motivo di scandalo); Mt 7,3-5 (la trave e la pagliuzza). Pensiamo anche ai vari miracoli con cui Gesù guarisce i ciechi. Il più bello sicuramente è Gv 9,1-41, con le parole terribili rivolte ai farisei (vv. 40-41).Ecco di seguito i due commenti.«Il cieco non vede ed è come smarrito nel mondo. Il daltonico vede, ma gli sfugge la bellezza dei colori. Nelle alterazioni della vista si vede con misure e proporzioni sbagliate. I miopi vedono solo da vicino, i presbiti solo da lontano. Ma le malattie della vista interiore sono molte di più.C’è un tipo di alterazione fondamentale nella visione interiore: l’alterazione delle proporzioni, cioè attribuire importanza a cose senza valore solo perché corrispondono al proprio interesse, e non attribuire nessuna importanza alla salvezza di Dio. Teofane il Recluso scrive che il diavolo stesso talvolta ci dà una meravigliosa chiaroveggenza nel farci scoprire i difetti degli altri e nell’ignorare i propri.Si possono curare i difetti della vista spirituale? San Tommaso d’Aquino nota che ognuno vede le cose secondo se stesso: il puro vede tutto buono, il malvagio tutto cattivo. La vista interiore, quindi, si cura con il cambiamento di se stessi, e con la penitenza. Aiutano molto però gli occhiali, cioè la lettura frequente del vangelo per poter vedere il mondo con il suo aiuto, con la stessa luce con cui vedremo nell’eternità» (ŠPIDLÍK TOMÁŠ, Il Vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul Vangelo feriale, vol. III, Tempo per annum 1, Lipa, Roma 2001, pp. 159-160).«Nella prima lettura, per rispondere ai suoi rivali che cercavano di screditarlo, Paolo fa un elenco impressionante di prove che ha incontrato e superato nel suo apostolato.Nel Vangelo, a prima vista sembra che non ci sia una relazione tra la prima e la seconda parte; in realtà essa c’è, ed è abbastanza diretta.Nella seconda parte, Gesù afferma: “La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso”. La malattia degli occhi a cui Gesù fa qui riferimento è la cupidigia, contro la quale egli parla nella prima parte del brano. Essa ci acceca, non ci fa vedere più, per cui andiamo in una direzione sbagliata, cercando il nostro interesse e non i veri valori. Ci affanniamo nella ricerca di tutto ciò che vogliamo possedere, e non vediamo altro, siamo immersi nelle tenebre.Gesù invece vuole che il nostro occhio sia chiaro e che il nostro corpo sia nella luce. L’occhio chiaro è l’intenzione pura, non egoistica. Se in noi c’è questa rettitudine, siamo nella luce. Ma per noi non è facile mantenere sempre il nostro occhio limpido: ci vuole uno sforzo continuo, e una grazia continua, che dobbiamo ricevere da Dio.Chiediamo dunque al Signore di guarire i nostri occhi, quando ci rendiamo conto che essi sono malati. Chiediamogli uno sguardo limpido, che riconosca il giusto cammino, per raggiungere il fine della nostra vita: possedere il tesoro che è lui, vera luce degli occhi e gioia del cuore» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 206-207).Io credo che il punto di fondo sia il principio tomista dell’ “agere sequitur esse” (vi segnalo la voce nel Manuale, nell’indice analitico, a pag. 697). Se sono vittima di una terribile estroflessione, baderò solo ai problemi degli altri, ai difetti della società, agli errori dei politici… Il discepolo di Gesù, invece, desidera che Gesù gli purifichi il cuore, l’essere, l’interiorità. La conseguenza sarà molto semplice: guarderà gli altri con misericordia, con generosità, in modo puro.Non mi pare che san Francesco d’Assisi, una volta convertito, riusciva a guarire i lebbrosi, ma certamente li guardava e li amava in modo diverso. Non aveva cambiato i lebbrosi, ma lui si era lasciato cambiare dal Signore. Torna un punto a cui tengo moltissimo: il “trasformare” (che ho evidenziato ieri nel testo dell’adorazione eucaristica in parrocchia). Sarebbe utile meditare a lungo anche Rm 12,1-2.