In questa festa bellissima vi invito a meditare due passi del Vangelo in modo che siamo sempre più consapevoli che Gesù non desidera un culto scisso dall’amore fraterno e dal perdono: Mt 5,23-24 e Mt 6,12-15. In altre parole, non posso dire che amo il Corpo Eucaristico di Gesù se non amo anche il suo Corpo che è la Chiesa (vi segnalo At 9,5).È molto bello ciò che ha detto stamattina il Santo Padre in occasione della recita dell’Angelus. Ecco parte del suo discorso.«Il miracolo, al di là del prodigio, è un “segno”, e ci ricorda che i doni di Dio, anche i più piccoli, crescono tanto più quanto più sono condivisi.Noi però, leggendo tutto questo nel giorno del Corpus Domini, riflettiamo su una realtà ancora più profonda. Sappiamo infatti che, alla radice di ogni condivisione umana ce n’è una più grande, che la precede: quella di Dio nei nostri confronti. Lui, il Creatore, che ci ha dato la vita, per salvarci ha chiesto a una sua creatura di essergli madre, di dargli un corpo fragile, limitato, mortale, come il nostro, affidandosi a lei come un bambino. Ha condiviso così fino in fondo la nostra povertà, scegliendo di servirsi, per riscattarci, proprio del poco che noi potevamo offrirgli (cfr Nicola Cabasilas, La vita in Cristo, IV, 3).Pensiamo a come è bello, quando facciamo un regalo – magari piccolo, proporzionato alle nostre possibilità – vedere che è apprezzato da chi lo riceve; come siamo contenti quando sentiamo che, pur nella sua semplicità, quel dono ci unisce ancora di più a quelli che amiamo. Ebbene, nell’Eucaristia, tra noi e Dio, avviene proprio questo: il Signore accoglie, santifica e benedice il pane e il vino che noi mettiamo sull’Altare, assieme all’offerta della nostra vita, e li trasforma nel Corpo e nel Sangue di Cristo, Sacrificio d’amore per la salvezza del mondo. Dio si unisce a noi accogliendo con gioia ciò che portiamo e ci invita ad unirci a Lui ricevendo e condividendo con altrettanta gioia il suo dono d’amore. In questo modo – dice S. Agostino – come dai “chicchi di grano, radunati insieme […] si forma un unico pane, così nella concordia della carità si forma un unico corpo di Cristo” (Sermo 229/A, 2)».Infine, vi dono una preghiera molto bella. L’ha pronunciata papa Benedetto esattamente un mese dopo aver lasciato il Vaticano (ricorderete che il 28 febbraio 2013 si trasferì a Castel Gandolfo e alle 20 iniziò formalmente il periodo di “sede vacante”). Ebbene, esattamente un mese dopo era Giovedì Santo ed egli andò a celebrare la s. Messa in Coena Domini nel monastero delle Clarisse di Albano. Al termine dell’omelia recitò una preghiera. Eccola:“Tirami fuori da me stesso, aiutami a non rimanere in me e a essere trasformato in Te. Così vengo unito con Te, trasformato nella mia interiorità e inserito nel processo della Croce e della Risurrezione. Così il mangiare l’Eucaristia è inizio della partecipazione alla Croce e alla Risurrezione. Signore, grazie per averci dato questo dono, aiutaci a essere degni della tua presenza, trasformaci in Te” (BENEDETTO XVI, Omelia, s. Messa in Coena Domini, Monastero “Immacolata Concezione”, Albano Laziale, 28-3-2013).