Pensiero serale 23-06-2025

Già stasera celebriamo i primi vespri della solennità della nascita di san Giovanni Battista. Vi spedisco una riflessione di padre Vanhoye.

«La solennità di oggi ci fa pensare all’amore perveniente del Signore, all’importanza delle sue preparazioni. Un angelo annuncia a Zaccaria che sua moglie, sterile, gli darà un figlio, che gli recherà una grande gioia con la sua nascita. Dio così prepara la nascita del Precursore.
E il nome inatteso dato al bambino – non Zaccaria, ma Giovanni – conferma l’opera di Dio. Questo nome significa “Dio fa grazia”, Giovanni ha il compito di preparare le vie del Signore, l’ “anno di grazia” del Signore, la venuta di Gesù.
Così comprendiamo l’importanza della preparazione realizzata da Dio. Come il terreno viene lavorato perché sia pronto ad accogliere la semente, così Dio prepara i tempi e i cuori ad accogliere bene i suoi doni. Ecco perché un cristiano deve essere vigilante, per essere attento – per sé e per gli altri – all’azione di Dio e per saperla discernere nelle vicende umane.
Certamente Gesù era più importante di Giovanni, ma, senza l’opera di Giovanni, chi sarebbe stato attento alla sua venuta? Giovanni, infatti, è l’ultimo dei profeti, colui che ha creduto in Gesù e lo ha indicato, dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene uno che mi è passato avanti, perché era prima di me” (Gv 1,29-30).
Per questo la celebrazione di oggi costituisce un motivo di grande gioia per la Chiesa. Eppure Giovanni è un profeta austero, che predica la penitenza con parole dure; ai farisei e ai sadducei egli dice: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre” (Mt 3,7-10). In realtà Giovanni richiede il sacrificio, la penitenza, che poi però diventa gioia della purificazione, quasi un anticipo della gioia della venuta del Signore.
Ogni sacrificio per il cristiano ha questo significato: è un modo di preparazione alla gioia che verrà in seguito. Quando si attende una persona cara, tutto il lavoro che si fa per accoglierla nel modo migliore possibile, viene fatto con gioia, ed è reso leggero dalla gioia. In questa prospettiva – che è reale -, impariamo a vedere ogni sofferenza e ogni sacrificio come una purificazione dopo la quale il Signore viene a portarci la sua gioia. Egli vuole venire in una casa “spazzata e adorna”, come leggiamo in un altro passo del Vangelo (cf. Mt 12,44 e par.).
Chiediamo a Dio la grazia di saper vivere sempre così. Allora cammineremo pieni di gioia sulla via della pace, che la venuta di Gesù ha aperto ai nostri passi» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola. Volume quarto – Solennità e santi, Edizioni AdP, Roma 2015, p. 62-63).

Siamo invitati a riflettere su alcuni temi molto importanti: la preparazione, la purificazione, l’invito alla conversione. Credo che sia quanto mai urgente anche il tema della vocazione. Forse pochi coniugi riflettono su questo punto. Sono certo che un impegno educativo, che non sia strettamente al servizio del disegno di Dio, sia impostato male.