Pensiero serale 26-06-2025

Già stasera celebriamo i Primi Vespri della Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Vi spedisco non un commento al Vangelo di oggi (Lc 15,3-7), ma una riflessione densa e profonda di padre Vanhoye su alcuni passi biblici non facili, ma che, ben interpretati, ci aiutano a comprendere e a vivere meglio questa festa così importante.

«Dal Cuore di Gesù uscirono sangue e acqua. E noi siamo invitati ad andare a lui per dissetarci. Gesù dichiara nel Vangelo: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38). Queste parole di Gesù si sono realizzate simbolicamente dopo la sua morte, quando dal suo costato trafitto uscirono sangue e acqua (cf. Gv 19,33-34).
Che cosa significa quest’acqua che sgorga dal Cuore di Cristo? I Padri della Chiesa vi hanno visto molti significati simbolici. Se ci atteniamo al Vangelo di Giovanni, possiamo riconoscere l’acqua come simbolo dello Spirito. L’evangelista lo dice esplicitamente nell’episodio del capitolo 7 citato sopra: “Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (7,39). Il sangue e l’acqua che escono dal Cuore di Cristo indicano quindi che con il suo sacrificio Gesù ci dona lo Spirito di Dio, lo Spirito di verità, lo Spirito di amore.
Il sangue esprime il sacrificio di Gesù, che ha accettato di morire per noi; l’acqua che, in modo inatteso, esce con il sangue, è anch’essa un segno divino. Per l’evangelista, essa esprime la fecondità spirituale del sangue di Gesù, cioè lo Spirito che ci viene donato.
D’altra parte, nella Bibbia spirito e cuore sono intimamente legati tra loro. Il cuore indica l’interiorità dell’uomo, in cui penetra lo spirito, cioè il soffio, il respiro. Questo è considerato come qualcosa che entra nel cuore ed esce da esso. Perciò Paolo afferma che lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori, e vi ha portato l’amore di Dio (cf. Rm 5,5). Che lo Spirito venga dal Cuore di Gesù e che questa origine sia simboleggiata dall’acqua che sgorga da tale cuore è un simbolismo perfettamente biblico comprensibile per chiunque ha familiarità con la Scrittura.
Nello stesso tempo i Padri della Chiesa vedono nell’acqua e nel sangue uscito dal cuore di Cristo i simboli di due sacramenti della Chiesa: il Battesimo e l’Eucaristia. In effetti, questi sacramenti sono legati tra loro, perché hanno elementi comuni. Il Battesimo utilizza il segno dell’acqua, ma è chiaro che la sua efficacia deriva dal sangue stesso di Gesù. Perciò l’Apocalisse dice che noi abbiamo lavato le nostre vesti nel sangue dell’Agnello (cfr. Ap 7,14). Così nel Battesimo sono presenti due elementi: l’acqua è ciò che è visibile, mentre il sangue è ciò che dà valore ad essa. Nell’Eucaristia avviene il contrario: è il sangue che ci viene offerto da bere, ma questo sangue ci dona l’acqua dello Spirito, cioè la vita nello Spirito, che Cristo ci ha promesso e ci ha dato con il suo sacrificio.
La sete è il simbolo di un desiderio umano – di piena realizzazione personale, di pace, di felicità e di amore – che Gesù vuole saziare. Perciò egli dichiara: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me” (Gv 7,37-38). Allora l’acqua che viene da Gesù diventa in noi “una sorgente che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).
Presentiamo a Gesù le nostre sete e chiediamogli con fiducia di saziarla con il suo Spirito che rinnova ogni cosa; che mette in noi la vita divina; e che ci stabilisce nella sua pace (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola. Volume quarto – Solennità e santi, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 71-72).

I passi, su cui si sofferma padre Vanhoye, sono soprattutto due brevi brani del vangelo secondo Giovanni: Gv 7,37-39 e 19,33-34. Io vi consiglio di meditare anche quella pagina stupenda che racconta l’incontro di Gesù con la samaritana. Notate il cenno a Gv 4,14. Credo che i grandi temi del desiderio e della sete siano di una importanza enorme anche semplicemente sul piano umano. Certamente si collegano anche con la speranza.
Abbiamo la possibilità di approfondire i due sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia.
Mi sono limitato a pochi cenni, ma la festa di oggi è l’occasione preziosa per immergerci fiduciosi nell’infinito Amore di Dio per noi (notate il cenno anche a Rm 5,5, testo scelto da papa Francesco per il Giubileo: “spes non confundit”). Qui è l’unica vera fonte di speranza e di gioia in tempi così difficili. Solo così possiamo essere testimoni sereni, coraggiosi e luminosi.