Pensiero serale 29-06-2025

Oggi siamo invitati a riflettere sulla testimonianza e sull’esperienza di san Pietro e di san Paolo. Vi invito a meditare su alcune frasi pronunciate stamattina dal Papa. Prendendo spunto dalla domanda rivolta da Gesù a Pietro: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15), egli ha posto alcune domande: «È importante uscire dal rischio di una fede stanca e statica, per chiederci: chi è oggi per noi Gesù Cristo? Che posto occupa nella nostra vita e nell’azione della Chiesa? Come possiamo testimoniare questa speranza nella vita di tutti i giorni e annunciarla a coloro che incontriamo?» (LEONE XIV, Omelia, 29-6-2025).Poco dopo in occasione della recita dell’Angelus il Santo Padre ha fatto una riflessione molto interessante su tema della conversione. «Sulle tombe degli Apostoli, meta millenaria di pellegrinaggio, anche noi scopriamo che possiamo vivere di conversione in conversione. Il Nuovo Testamento non nasconde gli errori, le contraddizioni, i peccati di quelli che veneriamo come i più grandi Apostoli. La loro grandezza, infatti, è stata modellata dal perdono. Il Risorto, più di una volta, è andato a prenderli per rimetterli sul suo cammino. Gesù non chiama mai una volta sola. È per questo che tutti possiamo sempre sperare, come ci ricorda anche il Giubileo» (LEONE XIV, Angelus, 29-6-2025).Quello della conversione è un tema che certamente caratterizza, anche se in modo molto diverso, sia san Pietro sia san Paolo, ma credo che sia importante renderci conto che non siamo mai convertiti in modo definitivo. Non è opportuno intendere la conversione come qualcosa che avviene una volta e per sempre. Ci farà bene riflettere sul fatto che la chiamata avviene continuamente, che al centro c’è il perdono, che su questi principi, su questa esperienza si fonda la vera speranza. Mi ha colpito moltissimo il fatto che – così afferma il Papa – Gesù «più di una volta, è andato a prenderli per rimetterli sul suo cammino». Io mi accorgo quando Gesù mi viene a prendere? Come gli rispondo? In oltre 40 anni di sacerdozio l’esperienza per me più dolorosa, oserei dire lacerante, non è aver ascoltato in Confessione peccati più o meno gravi, ma notare che molti “non commettono mai peccati” (almeno così pensano). Forse molti non sanno proprio cosa significa fare un serio e sereno esame di coscienza. Quando incontro persone così brave che – almeno pensano – non commettono mai peccati, io ricordo due parabole: Lc 15,29-30 e 18,9-14 (spero che abbiate il tempo di meditare i passi che di volta in volta vi segnalo!). Il figlio maggiore e il fariseo, se si fossero confessati, certamente avrebbero detto: “Come sono bravo, io non commetto mai peccati”.Domani conto di restare su questo tema, tentando di individuare le cause di questo atteggiamento.