Il commento di don Fabio al Vangelo di questa domenica ci dà vari spunti sui quali, se vogliamo, possiamo effettuare una verifica, forse faticosa, ma che potrebbe risultare feconda e addirittura fonte di gioia «L’invio dei discepoli da parte di Gesù che definisce la loro missione non è un caso a parte, perché la missione è una dimensione intrinseca nel battesimo e questo testo in realtà è per tutti i cristiani e per tutti i tipi di chiamata.E Gesù che designa i discepoli e poi li invia. La missione ha la sua fonte in Cristo, non in noi. Molto di ciò che facciamo ha origine nei nostri progetti o nei nostri istinti. Ma solo ciò che deriva dalla relazione con Cristo ha un impatto che sa di eterno. Dovremmo aver paura di fare cose che non hanno origine certa nella relazione con Cristo. Farsi anche semplicemente la domanda “ma quel che faccio è di Dio o è roba mia?”. Anche il solo dubbio innesca una crescita, e piano piano si inizia a distinguere, in un processo adulto di consapevolezza.Gesù manda i discepoli a due a due.La vita cristiana non ammette l’individualismo. Si va almeno in coppia e la ragione principale è la comunione. Lavorare almeno in due significa evitare l’inganno dell’autosufficienza e implica lavorare incoraggiati, aiutati, limitati e ridimensionati da qualcun altro. Ci sono alcuni liberi battitori nella Chiesa che parlano tanto di amore, ma non si può condividere niente con loro, analfabeti della relazione come sono.Questo muoversi nella comunione conferisce potere ai discepoli sugli spiriti immondi. Infatti lo Spirito Santo crea la comunione mentre il diavolo (“dia-ballo” in greco vuol dire “contrapporre”) è colui che la distrugge. Chi è in comunione ha potere su ciò che cerca di distruggere la relazione con Dio e con il prossimo.La missione della Chiesa, quindi, è un attacco frontale all’origine del male stesso, che è la separazione da Dio da cui consegue la separazione dai fratelli, e Gesù consegna alcune importanti istruzioni ulteriori.Se la missione cristiana implica una autentica radice in Cristo, le risorse materiali, tecniche e mondane sono secondarie.Non c’è bisogno di borsa, bisaccia o sandali. Questa istruzione è sorprendente! Spesso nei progetti pastorali e nelle pianificazioni di ogni genere la prima cosa a cui si pensa sono le risorse. Questa è una mentalità mondana. Per essere un buon padre o una buona madre, l’essenziale è …essere un buon padre o una buona madre, il denaro non è il dato essenziale. I soldi si usano e si procurano secondo amore, mentre tanti genitori sono cascati nell’inganno che una volta fornito denaro, pane e buon vestito, il resto contasse poco. Allo stesso modo per esercitare bene il ministero sacerdotale si deve essere un buon sacerdote. Le strutture e le tecniche che completano la buona genitorialità o il buon ministero sacerdotale sono conseguenze, non premesse.Gesù dice ancora ai suoi di rimanere nella casa che li accoglierà senza andare in cerca di altro; ciò vuol dire evitare relazioni transitorie o fugaci. A volte saltiamo da una relazione all’altra senza mai entrare davvero in comunicazione autentica con le persone.In una parola: lo stile della missione cristiana è semplicemente l’amore. Che nasce da Dio e vive di comunione» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 147-149).I temi sono diversi: cerco di vivere tutto a partire dall’iniziativa di Dio o penso che il tema “vocazione” sia qualcosa di clericale / monastico? Se la monaca di Monza non fu felice a causa di una “decisione vocazionale” che non corrispondeva né ai suoi desideri né al disegno di Dio, io quando mi pongo al di fuori di una relazione col Signore, sto molto meglio della monaca di Monza? Basta pensare (illudendosi?) di essere liberi per realizzare la propria vita, ovviamente se abbiamo deciso di essere discepoli del Signore, che è poi il tema del Vangelo di questa domenica (notate bene: è un discorso non esclusivo per i dodici apostoli, ma è esteso a una cerchia ben più ampia). Poi ci sono almeno altri due temi enormi: vivere davvero la comunione (per esempio, in parrocchia, in famiglia…) e il compito dei genitori.I miei parrocchiani forse avranno colto il rapporto tra “relazioni transitorie o fugaci” e la scelta di vivere la propria fede da “cattolici saltellanti”.