Pensiero serale 10-07-2025

Stasera vi invito a meditare sulla vicenda di Giuseppe, narrata dal libro della Genesi (cap. 41-45), a cui è dedicata la Prima Lettura delle ss. Messe di ieri e di oggi. «La storia di Giuseppe è già una bella anticipazione del Vangelo. Nella lettura di oggi, egli si rivela ai suoi fratelli. Sconvolti dalla presenza di colui che avevano voluto eliminare, essi non hanno neppure la forza di parlare, ma lui li rassicura: “Avvicinatevi a me! […] Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita”.Questa è un’affermazione meravigliosa! Giuseppe sa riconoscere nella terribile vicenda di cui egli stesso è stato vittima l’intenzione provvidenziale e misericordiosa di Dio. Egli avrebbe potuto dire: “Dio ha salvato me, e ora mette i miei persecutori nella tribolazione. Ora io posso rallegrarmi, mentre essi portano giustamente il peso del peccato che hanno commesso”. In fondo, anche la Scrittura dice che Dio premia i buoni e punisce i malvagi. Giuseppe, invece, legge più profondamente l’intenzione di Dio: “Voi mi avete venduto […], ma Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita”.C’è stato un episodio crudele: Giuseppe è stato venduto dai fratelli; ma al di là di esso vediamo l’intenzione positiva di Dio: la generosità divina si serve anche del male per fare il bene. Questo però non ci è facile riconoscerlo quando il male si accanisce contro di noi. Ed è ancora meno facile per noi perdonare e aiutare chi ci ha fatto del male, capire che Dio vuole associarci alla sua infinita bontà, dandoci la possibilità di perdonare e di compiere il bene a favore di chi ci ha offeso. Questa veramente è una rivelazione divina.La storia di Giuseppe è prefigurazione di quella di Gesù, della sua passione e glorificazione. Gesù è stato consegnato alla morte per invidia (cf. Mc 15,10 e par.), come Giuseppe era stato gettato nel pozzo e poi venduto dai suoi fratelli per invidia. Ma queste vicende dolorose sfociano, per volontà di Dio, nella glorificazione: Giuseppe diventa viceré di Egitto; e Gesù, dopo aver accettato volontariamente la morte, è glorificato e ora siede alla destra del Padre.Giuseppe avrebbe potuto punire severamente i suoi fratelli, e invece li ha salvati dalla morte. Anche Gesù risorto avrebbe potuto usare il suo potere divino per punire i peccatori, e invece ha portato loro la risurrezione e la vita. L’ingiustizia tremenda della sua morte è stata trasformata in salvezza e giustificazione per tutti gli uomini.Dopo la morte del loro padre Giacobbe, Giuseppe dice ai suoi che sono pieni di timore: “Non temete! Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene” (Gen 50,39-40). È una realtà stupenda: Giuseppe aderisce con tutto il cuore alla trasformazione del male in bene operata da Dio. Proprio per questo egli è figura di Gesù, e nello stesso tempo è un modello per noi, insegnandoci a riconoscere in ogni vicenda l’intenzione di amore da parte di Dio» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, p. 252-253).Vi segnalo alcune frasi del commento di padre Vanhoye: «La generosità divina si serve anche del male per fare il bene. Questo però non ci è facile riconoscerlo quando il male si accanisce contro di noi». Siamo esortati a conoscere e a vivere – in una crescita continua – le tre virtù teologali. Siamo chiamati a vedere con fede l’opera di Dio anche quando riceviamo il male, continuando a sperare nonostante le apparenze e ancora di più unendoci alla bontà di Dio amando, aiutando e servendo chi ci ha fatto del male. È bene anche meditare a lungo sul parallelo “Giuseppe – Gesù”.