Siccome ieri non vi ho dato un commento al Vangelo del giorno, ho pensato di farlo stasera, in particolare, su Gv 16,32-33 (che vi raccomando di meditare ancora).«La solidità del rapporto con Dio emerge nell’ora della prova, quando ci si trova soli davanti a Dio e i sostegni umani e le grandi illusioni improvvisamente si dileguano. Allora si manifesta dove è davvero appoggiato il tuo cuore: se sulle tue sicurezze o sulla parola del Signore, sul totale abbandono in lui. La fede si purifica nelle prove e nella solitudine e immette sulla via di Gesù che afferma: “Io non sono solo, perché il Padre è con me” e fa prendere in seria considerazione le parole di Gesù: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”.La prova e le tribolazioni appartengono anche a un processo di maturazione, perché ti fanno rientrare in te stesso, ti fanno desiderare il silenzio, ti immergono nella solitudine, là dove puoi scoprire la tua vocazione di essere “solo con il solo”, di ancorarti a Colui che mai ti abbandonerà, a quello che tu – assieme ai salmi – chiami spesso tua roccia, tuo rifugio, tua difesa, tuo baluardo, tuo conforto. In quei momenti queste parole assumono una verità, un’evidenza e una forza particolare e ti senti crescere nella comprensione del mistero della vita e del tuo intimo rapporto con Dio» [PIER GIORDANO CABRA Oratio, in GIORGIO ZEVINI – PIER GIORDANO CABRA (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 4, pp. 390-391].Sono sempre più convinto che l’identità del cristiano dipende in buona parte da un punto specifico. Non conosco una sola persona la cui vita non sia segnata dalla sofferenza (nelle sue mille forme). Siccome un uomo non può non essere caratterizzato dalla libertà, ritengo decisiva la risposta dinanzi alla seguente domanda: “Dinanzi alla sofferenza io sono libero?”. Il non cristiano (o il cristiano solo di nome, di facciata, di “tradizione”) afferma di no: io non sono libero se gli altri mi trattano male, mi deludono, mi fanno soffrire, se mi assale una malattia… Invece, il cristiano sa di essere libero nella sofferenza (a chi non lo conosce non posso non consigliare di riflettere sulla vita di Massimiliano Kolbe). Infatti, ogni uomo può decidere se vivere la sofferenza nell’amore o nell’odio, nella dedizione e nel perdono oppure nel rancore, magari nella disperazione e nell’invidia; può viverla unito a Dio o in un terribile isolamento. Infine posso rendere feconda la mia croce unendomi al Crocifisso o sprecare semplicemente il mio dolore e magari tutta la mia vita. A chi obietta che tutto ciò è difficile, io rispondo consigliando di meditare bene le Lettere di san Paolo, per esempio Fil 4,13 e 2 Cor 12,7-10.