Pensiero serale 04-06-2025

Stasera voglio soffermarmi ancora sul brano del Vangelo di lunedì scorso (Gv 16,29-33) e così cerco in qualche modo di completare ciò che ho iniziato a dire ieri sul tema della sofferenza. Ecco una preghiera molto bella donataci dagli stessi autori del commento di ieri.«Illumina, Signore, le mie notti, con la luce discreta della tua presenza. Non abbandonarmi nelle mie solitudini, quando tutto sembra crollare attorno a me e quando le presenze più familiari mi diventano estranee e sono incapaci di consolarmi. Lo sai anche tu, o mio Gesù, quanto sia terribile la solitudine, quando anche il Padre si è reso introvabile e tu ti sei sentito da lui abbandonato. Per questa tua terribile desolazione, vieni in aiuto ai miei deserti, non abbandonarmi quando mi sento abbandonato dagli altri. Tu che hai sudato sangue, lenisci le mie ferite. Tu che sei risorto, rendi feconda di vita la sensazione dell’inutilità e dell’abbandono. Per la tua santa agonia, per la tua gloriosa lotta contro il senso della disfatta, riempi i miei momenti terribili, le ore e i giorni di vuoto, perché io possa sperimentarti come il mio dolce salvatore!» [PIER GIORDANO CABRA Oratio, in GIORGIO ZEVINI – PIER GIORDANO CABRA (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 4, p. 391].È evidente il legame della sofferenza non solo con l’amore (come dicevo ieri), ma anche con la preghiera. Così uniamo meglio la nostra vita e la nostra sofferenza con la vita e la sofferenza di Gesù. Solo Lui può colmare la nostra solitudine, rendere feconda la nostra sofferenza e consolare i nostri cuori.