Pensiero serale 05-06-2025

Il brano del Vangelo della s. Messa di oggi non è certo tra i più facili. Perciò è molto utile il commento di padre Vanhoye. Vi consiglio di meditarlo per cogliere bene il significato del termine “gloria” e per approfondire il grande valore del “servire”.«Nel Vangelo odierno, che ci apre a realtà straordinarie, possiamo sottolineare queste parole di Gesù: “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una sola cosa come noi siamo una sola cosa”.Gesù dice di averci dato la sua gloria: perciò dobbiamo aprirci ad essa e accoglierla. Ma per poterla accoglierla bene, dobbiamo sapere di quale gloria si tratti.Gesù afferma che è una gloria che proviene dall’amore del Padre: “Perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato, poiché mi hai amato prima della creazione del mondo”. E se il fine di questo dono è “perché siano una sola cosa”, è proprio perché si tratta di una gloria data per amore.È chiaro che la gloria di Gesù è una gloria molto diversa da quella che l’orgoglio umano desidera. Quest’ultima è una gloria che crea divisioni: si desidera essere superiori agli altri, distinguersi da loro, separarsi da loro, specialmente dai più umili e dai più poveri. La gloria di Gesù, invece, è la gloria di colui che è venuto per servire, di colui che si è abbassato fino al nostro livello, si è identificato con noi, ci ha lavato i piedi. È la gloria purissima di colui che non ha mai ricercato il prestigio o l’interesse umano, ma si è fatto servo, e proprio per questo è stato glorificato dal Padre.Paolo dice la stessa cosa in un bellissimo inno della Lettera ai Filippesi (Fil 2,6-1 1). Cristo, che avrebbe potuto rivendicare, già durante la sua vita terrena, la gloria di Figlio di Dio, “svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini […], facendosi obbediente fino alla morte e ad una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome”. Dio ha dato a Gesù la gloria che è al di sopra di ogni gloria, quella di “Signore”. Gesù non se ne è appropriato, ma l’ha ricevuta dal Padre, proprio perché aveva rinunciato ad essa.Ecco dunque come noi possiamo “essere una sola cosa”: ricevendo la gloria che il Signore ci dà, una gloria che ci mette al servizio degli altri, ci apre a tutti i nostri fratelli, ci fa sentire allo stesso livello dei poveri e degli umili. È la gloria dell’amore generoso. E Gesù chiede al Padre: “L’amore con il quale mi hai amato sia in essi, e io in loro”.Per prepararci alla venuta dello Spirito Santo, accogliamo questo invito di Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5). Cerchiamo la vera gloria nel dono totale di noi stessi, nella fedeltà al movimento di amore che proviene dal Padre, passa attraverso il cuore di Gesù e giunge a noi per mezzo dello Spirito Santo» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 222-223).Credo che alla fine la nostra vita sarà fruttuosa o sterile, se avremo vissuto o meno il servizio.Penso che il servizio debba avere alcune caratteristiche: dare agli altri ciò che Gesù ha dato a noi; amare a prescindere dai risultati, dal sentimento, dalla gratitudine e dall’eventuale valore di chi siamo chiamati a servire. Se riusciamo a servire chi ci detesta o ci calunnia, “forse” ha più valore agli occhi di Chi ci ha testimoniato proprio questo Amore.