L’episodio narrato dal Vangelo di oggi (Mt 9,18-26) è stato commentato in modo molto efficace dal Papa nel corso dell’Udienza dello scorso 25 giugno (e io ve ne ho parlato nel pensiero serale del 28 giugno; per la precisione, in realtà, papa Leone si riferiva a Mc 5,2-43). Sono narrati due miracoli. Stasera vi spedisco una preghiera che, come sempre, vi esorto a meditare lentamente e possibilmente a lungo. «Signore Dio, luce vivida e feconda, nulla in te è oscuro, nulla in te è morte. Tu dai vita a ogni creatura e provvedi il pane per ogni fame, disseti ogni arsura, sei pace per chi cerca il tuo volto e lo contempla nella nudità della propria carne. Signore, Dio della storia, senso compiuto di ogni nostro passo, tu sei la lode dei credenti, l’invocazione dei morenti, la vita nuova di ogni umano affanno.Non c’è miseria davanti a te, nessuna povertà che resista allo splendore della tua “Shekhínah”, perché tu rischiari ogni volto con la luce del mattino, ogni piaga con la luce gioiosa del Figlio tuo. Egli, il servo maledetto dagli empi, è la tua benedizione per l’uomo; la sua croce è la casa dalla porta stretta, tempio del tuo fulgore dove ogni uomo ritrova il suo Dio. Quanto è dolce abitare la tua casa, o Padre, il tuo servo la predilige. Tu sei benedizione perenne: ti benedico perché sei tornato a noi e non ci hai più lasciati in balia del nemico; come aquila che vola sopra i suoi nati, e veglia la sua nidiata, ci custodisci con il calore del tuo Spirito. Amen. Maranathà» [PASSARO ANGELO, Oratio, in GIORGIO ZEVINI – PIER GIORDANO CABRA (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 10, p. 225]. È una preghiera piuttosto breve e ogni sua espressione va anche confrontata con la propria esperienza, con i propri limiti e anche le proprie aspirazioni. Credo soprattutto che questo testo debba poi diventare lode, adorazione, ringraziamento. Occorre qualche piccola traduzione, che certamente per molti di voi sarà superflua. Il termine “Shekhínah” significa “dimora di Dio”. Le ultime due parole in qualche modo sono la conclusione dell’ultimo Libro della bibbia, l’Apocalisse. Il versetto 22,20: “Amen. Vieni Signore, Gesù”.“Amen” è evidentemente una parola cui siamo molto abituati e significa “certamente, in verità”.“Maranathà” può essere scritto in vari modi e può significare “Il Signore è venuto o viene” oppure, “Signore, vieni”.