Pensiero serale 08-07-2025

La Prima lettura della S. Messa di oggi (Gen 32,23-33) è estremamente complessa, affascinante, misteriosa. Narra l’incontro di Giacobbe con Dio. Si tratta di un incontro non proprio sereno e pacifico, anzi è una lotta e si conclude con una ferita subita da Giacobbe. Per cercare di comprendere questo episodio almeno un poco e per poterlo applicare alla nostra vita, occorre decidere di studiare la Bibbia con un minimo di costanza e serietà.Per esempio, bisogna ovviamente tener presente cosa è accaduto in precedenza. Solo così potremo cercare di renderci conto dello stato d’animo che sta vivendo Giacobbe. Anzitutto non dimentichiamo chi è Giacobbe. Abramo era suo nonno, Isacco era suo padre. E Giacobbe aveva un fratello, Esaù col quale non andava molto d’accordo!Vi segnalo almeno alcuni episodi e altrettanti brani:Esaù vende la sua primogenitura (Gen 25,29-34).Giacobbe carpisce la benedizione di Isacco (Gen 27).Poi dobbiamo sapere che Giacobbe sposò due sorelle, Lia e Rachele (Gen 29). Il suocero era Labano.Ecco ora il commento della Prima lettura della S. Messa di oggi, che come sempre mediterete a lungo, prima di esaminare il commento.«Il brano celeberrimo della lotta tra Giacobbe e Dio necessita di essere contestualizzato perché manifesti la forza del suo significato. Giacobbe, dopo l’accordo con Labano (31,43-54), trovandosi ormai vicino alla terra dei padri, invia messaggeri al fratello Esaù “per trovare grazia ai suoi occhi” (32,6). La risposta è la notizia del prossimo arrivo di Esaù con quattrocento uomini (v. 7): una situazione che getta Giacobbe nella paura e nell’angoscia dell’attesa. In questo contesto di angoscia Giacobbe si apre alla preghiera: “Salvami dalla mano di mio fratello Esaù” (cfr. vv. 10-13). L’angoscia prodotta dal pensiero che l’incontro con il fratello potesse avere un esito diverso da quello sperato, non è eliminata dalla parola di promessa; d’altra parte, però, essa non produce in Giacobbe un ripiegamento su se stesso, ma lo apre alla speranza ~ non ancora certezza – di una presenza vicina, che custodisce il suo fedele.La lotta notturna con il suo risultato assume, perciò, il significato di anticipazione della vittoria di Giacobbe su tutte le forze ostili, anche sulla sua angoscia; conferma che la speranza è certa, che Dio non viene mai meno alle sue promesse, e, dunque, non la paura ma la fiducia è l’atteggiamento di chi ha ricevuto la promessa divina. L’interpretazione del nome “Israele’, che da questo momento Giacobbe assumerà (v. 29: “…perché hai combattuto con Dio, con gli uomini e hai vinto”), racconta di un passato di vittoria sulle forze ostili: YHWH ha custodito Giacobbe da Esaù e da Labano. Giacobbe-Israele, come Abramo, ha con sé la benedizione divina, perciò può con fiducia sperare anche nel momento di angoscia profonda, quando la paura di perdere ciò che è dono di Dio attanaglia il cuore, e cerca risposte in strategie intelligenti (32,14-22).Lo scontro notturno è per Giacobbe ingresso nel mistero di Dio: “Ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva” (v. 31). Un mistero che si incontra in maniera “drammatica”, attraverso una lotta nella quale si domanda, si prega, si affida nelle mani dell’antagonista la propria persona (Giacobbe di fronte al suo contendente misterioso è costretto a rivelare il proprio nome), mentre quest’ultimo nasconde la sua identità: solo la sua parola lo rivela. Giacobbe deve misurarsi con un Dio presente e al contempo misterioso, oscuro. Eppure con insistenza, con la forza e la tenacia della pazienza, nel sereno accoglimento della propria condizione creaturale, “costringe” Dio a benedirlo, ad accogliere la sua preghiera, a fare spuntare per lui dopo la notte dell’angoscia un nuovo giorno di salvezza per un ‘uomo nuovo’: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele” (v. 29a)» [PASSARO ANGELO, Lectio, in ZEVINI GIORGIO – CABRA PIER GIORDANO (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 10, pp. 228- 230].Poche parole ancora da parte mia.Gen 32,33 (il nervo sciatico) in qualche modo ci ricorda il Vangelo di domenica scorsa. Gesù esortava due volte a mangiare! Cfr. Lc 10,7-8.Ecco in estrema sintesi come possiamo intendere la lotta di Giacobbe: «Immagine del combattimento spirituale e dell’efficacia di una preghiera insistente» (Bibbia di Gerusalemme, p. 87).