Da alcuni anni collego l’immagine di Gesù “Buon Pastore” alla virtù che è al centro di questo Giubileo, cioè la speranza. Di questo (ma ovviamente anche di molto altro) sono debitore a Benedetto XVI, che nell’enciclica dedicata appunto alla speranza affermò: Gesù «ci dice chi in realtà è l’uomo e che cosa egli deve fare per essere veramente uomo. Egli ci indica la via e questa via è la verità. Egli stesso è tanto l’una quanto l’altra, e perciò è anche la vita della quale siamo tutti alla ricerca. Egli indica anche la via oltre la morte; solo chi è in grado di fare questo, è un vero maestro di vita. La stessa cosa si rende visibile nell’immagine del pastore» (BENEDETTO XVI, Spe salvi, 6). Papa Ratzinger ovviamente si fondava sul salmo dedicato appunto al “buon pastore”.« “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla … Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23 [22], 1.4). Il vero pastore è Colui che conosce anche la via che passa per la valle della morte; Colui che anche sulla strada dell’ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarmi, cammina con me guidandomi per attraversarla: Egli stesso ha percorso questa strada, è disceso nel regno della morte, l’ha vinta ed è tornato per accompagnare noi ora e darci la certezza che, insieme con Lui, un passaggio lo si trova. La consapevolezza che esiste Colui che anche nella morte mi accompagna e con il suo “bastone e il suo vincastro mi dà sicurezza”, cosicché “non devo temere alcun male” (cfr Sal 23 [22],4) – era questa la nuova “speranza” che sorgeva sopra la vita dei credenti» (ivi).Mi colpisce che il papa non si limita a parlare di solitudine ma parla dell’ “ultima solitudine”. Penso che nella vita possiamo sperimentare tante volte delusioni terribili e paure quasi insuperabili. Fondare la nostra esistenza e ogni nostra speranza sull’immenso Amore che Gesù ha per noi è la massima consolazione cui un uomo possa aspirare. Auguro a me e a ciascuno di voi di gustare sempre la costante compagnia di Gesù e di saper camminare accanto a tanti fratelli, che spesso vagano nel buio, aiutandoli a fare esperienza di ciò che Gesù afferma in Gv 14,6 (è una delle frasi più importanti del Vangelo e a cui papa Benedetto si riferisce nel brano che stasera vi ho proposto).