Stasera voglio tornare a meditare sulle letture di giovedì scorso (Est 4,17; Mt 7,7-12), dedicate al tema della preghiera. Vi offro le riflessioni di padre Vanhoye, che ritengo particolarmente preziose. Ci aiutano a capire meglio come dobbiamo pregare e ci donano luce su un tema delicato, decisivo e doloroso: perché talvolta sembra che il Signore non ascolti, non esaudisca le nostre richieste? Egli ci ama ed è onnipotente, quindi possiamo pensare che, se Lo preghiamo e se Lo preghiamo bene, egli poi non possa non esaudirci. In tal modo, ci colleghiamo al grande tema di domenica scorsa (quello delle tentazioni), ma anche a quello di questa domenica (credo che l’esperienza della Trasfigurazione sia anzitutto un’esperienza stupenda di preghiera).«La prima lettura ci presenta un modello di preghiera in una situazione di angustia. In un momento di estrema angoscia per tutto il popolo ebreo, la regina Ester cerca rifugio in Dio e gli dice: “Mio Signore, nostro Re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, o Signore, perché un grande pericolo mi sovrasta”.Ester è sola, davanti a Dio che è l’unico, ma è preoccupata non per sé personalmente, bensì per tutto il suo popolo, per il quale accetta di mettere in gioco la propria vita, presentandosi al re anche senza essere stata convocata.Ester è sola, debole, e non ha altre armi che la preghiera. In questa situazione, supplica Dio, ricordando la vocazione e la storia del suo popolo, colma dei benefici del Signore. Nella sua preghiera non si basa sui propri meriti, sulle proprie qualità e sulle proprie forze, ma unicamente sulla bontà di Dio.Noi invece nella nostra preghiera spesso vogliamo basarci sulle nostre qualità e sui meriti che crediamo di avere. Ora, la preghiera più vera è proprio quella che noi rivolgiamo a Dio in un momento di angustia, di debolezza, perché è basata soltanto sulla bontà di Dio.La prima lettura ci fa anche capire che la preghiera che può essere esaudita più facilmente da Dio è quella che viene fatta accettando le proprie responsabilità. Ester avrebbe potuto dire: “Io sono debole; la situazione è completamente superiore alle mie forze; io non posso far nulla”. Invece ha accettato di affrontare un grave pericolo per la salvezza del suo popolo. Questa preghiera generosa, in cui Ester si dimostra solidale con il suo popolo, è piaciuta a Dio.Il Vangelo ci dà una lezione di profonda fiducia: il Padre celeste è buono e ci dona cose buone, se gliele chiediamo. Occorre notare che, quando chiediamo qualcosa a Dio, dobbiamo sempre lasciarlo libero di risponderci come vuole lui, e non come vogliamo noi. Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato”; ma non dice: “Vi sarà dato proprio quello che avrete chiesto”. Poi dice: “Cercate e troverete”. Quando sì cerca qualcosa, può capitare che si trovi qualcosa di meglio di ciò che si cercava. E infine dice: “A chi bussa sarà aperto”. Quando bussiamo a una porta, questa sarà aperta, ma noi non sappiamo ancora chi e che cosa troveremo dietro di essa.La preghiera non è un gesto compiuto davanti a un distributore automatico, che ci dà sempre ciò che vogliamo, ma è un dialogo con Dio, la ricerca di una soluzione di situazioni o di problemi che a volte ci angustiano, a volte sono soltanto importanti per l’orientamento della nostra vita. Allora ci rivolgiamo al Signore, ma non dobbiamo andare da lui con una soluzione già predeterminata. Chiediamo a lui secondo quello che a noi sembra necessario, ma lasciamo che poi sia lui a trovare la soluzione più giusta per noi. E la soluzione che egli ci suggerirà sarà sempre migliore di ciò che pensavamo di chiedere.Nella preghiera, poi, c’è sempre qualcosa di più dei doni che possiamo ricevere da Dio: c’è un`unione con Lui che trasforma questi doni materiali in occasione di progresso spirituale e apre il nostro cuore all’amore di Dio e dei fratelli. Pregare, e pregare a lungo, è necessario proprio per trasformare i nostri desideri e farli coincidere con la soluzione che Dio vuole dare al nostro problema: una soluzione trovata dallo Spirito Santo che perciò è nuova e originale, supera le nostre aspettative ed e veramente un’opera di Dio» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 97-99).Mi limito a sottolineare solo alcuni punti. Ester non si limita a chiedere qualcosa a Dio, ma rischia la propria vita. Spero che conosciate questo libro: Ester, per il fatto che si presentava dinanzi al re, poteva essere uccisa (cfr. Est 4,11-14).Sul tema della preghiera non esaudita voglio sottolineare le splendide riflessioni del biblista:«La preghiera non è un gesto compiuto davanti a un distributore automatico. […] Ci rivolgiamo al Signore, ma non dobbiamo andare da lui con una soluzione già predeterminata. […] Pregare, e pregare a lungo, è necessario proprio per trasformare i nostri desideri e farli coincidere con la soluzione che Dio vuole dare al nostro problema».Insomma una preghiera non caratterizzata da ascolto, umiltà e disponibilità può essere ancora definita una preghiera?Ma forse il punto più importante è un altro ancora. Quando sto davanti a Dio, contano più i doni che Gli chiedo o l’essere uniti a Lui? Cosa ci può essere di più importante di tale unione? Forse, se cerco qualcosa di diverso rispetto allo stare con Lui, devo preoccuparmi seriamente, tenendo presente che l’Eucaristia e il Paradiso non sono altro che l’unione con Lui. Vi invito a meditare anche Lc 17,11-19.