Il brano del Vangelo della s. Messa di oggi (Gv 13,21-33.36-38) è particolarmente intenso e doloroso. Spero che il commento, che vi spedisco, vi aiuti a entrare nel grande mistero delle ultime ore trascorse da Gesù con i discepoli. Forse, ancora più del solito, ritengo importante ricordarvi che il commento può essere letto adeguatamente solo dopo un’attenta meditazione della pagina del Vangelo. Nel leggere i commenti al Vangelo, io penso che ci sia sempre un grosso rischio: invece di meditare personalmente la Parola, ci accontentiamo del commento fatto da altri.
«Gesù, dopo la lavanda dei piedi e le prime allusioni al tradimento (vv. 10-11.18), dichiara apertamente, con profonda commozione: “Uno di voi mi tradirà”. L’annunzio e il suo stesso turbamento lasciano smarriti e imbarazzati gli apostoli, che cercano di identificare il traditore… Nel frangente emergono alcuni tratti di vita della comunità dei Dodici con Gesù: l’iniziativa di Pietro, che ne evidenzia l’autorevolezza; il rapporto di particolare sintonia di un discepolo con il Signore; l’infinita delicatezza di Gesù che, mentre indica in Giuda il traditore, gli offre il boccone intinto, segno di onore e di riguardo, ultima provocazione dell’amore. Ma, poiché Giuda rifiuta definitivamente di rispondere all’amore di Gesù, la sorte del Nazareno è segnata, ed egli non tollera indugi (v. 27b). Del resto, prendendo il boccone dell’amicizia e respingendo l’Amico, Giuda non può restare nella cerchia degli amici: “Subito uscì. Ed era notte”. La notte della menzogna, dell’odio che relega nella solitudine, nel regno di satana.
Gesù spiega il senso di ciò che sta accadendo. Proprio ora che Giuda è uscito ad attuare il proposito di tradire il suo Maestro, il Figlio dell’uomo è stato glorificato. In lui anche Dio è stato glorificato, poiché nella consegna del Figlio alla croce rivela il proprio smisurato amore per l’umanità. L’ora della morte e quella della risurrezione sono, insieme, l’unica ora della gloria, della splendida manifestazione del Dio che è amore. Con il v. 33 inizia il discorso d’addio di Gesù ai suoi. Egli sa di lasciare un vuoto incolmabile (v. 33a), ma necessario (v. 33b) e non definitivo, come mostra la risposta a Pietro. Nella sua generosità impetuosa tuttavia l’apostolo non sopporta di attendere, e si dice pronto a dare la vita pur di seguire il Signore. Proprio qui però si rivela la necessità del distacco da Gesù: senza la forza che scaturisce dalla sua passione e risurrezione, senza la presenza dello Spirito, nessuno è in grado di seguire Cristo (“Non canterà il gallo…”: v. 38b)» [ANNA M. CÀNOPI e COMUNITÀ DELL’ABBAZIA BENEDETTINA “MATER ECCLESIAE”, ISOLA SAN GIULIO, Oratio, in GIORGIO ZEVINI – PIER GIORDANO CABRA (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia, vol. 3, pp. 384-385].
È importante meditare su molti punti. Io ne segnalo solo alcuni: la “provocazione dell’amore”; il grande tema dell’amicizia; la necessità del distacco; la glorificazione reciproca tra Gesù e il Padre.