Pensiero serale 17-03-2025

Stasera vi propongo di nuovo il commento di padre Vanhoye alle letture della s. Messa di oggi (Dn 9,4b-10; Lc 6,36-38).La liturgia di oggi ci parla di pentimento. Il brano di Daniele presenta la conversione di Israele in seguito a una grande catastrofe: dopo essere stato sconfitto dai nemici, e dopo che il tempio e la città sono stati distrutti, il popolo si rende conto della propria colpa e prega il Signore confessando i propri peccati. Il testo che leggiamo oggi è pieno di umiltà, e nello stesso tempo pieno di fiducia nel Signore: “A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto […]. Signore, la vergogna sul volto a noi […], perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio”.Soltanto se abbiamo una grande umiltà e riconosciamo i nostri peccati, potremo ricevere tutte le grazie del Signore e capire l’enorme grandezza del suo amore per noi. Paolo afferma: “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Nella vita dei santi, vediamo come il perdono che essi hanno ricevuto da Dio accresca immensamente il loro amore. Pensiamo, ad esempio, a sant’Agostino, un santo che è stato pieno di amore per il Signore, perché era consapevole che i suoi tanti e gravi peccati gli erano stati perdonati. Egli rendeva grazie a Dio sia per aver ricevuto il perdono dei peccati commessi, sia per essere stato preservato da altri.Noi pure dobbiamo ringraziare umilmente il Signore. Anche se non abbiamo commesso peccati gravi, dobbiamo essergli riconoscenti per le colpe che, grazie a lui, non abbiamo commesso e che, in un certo senso, ci sono state perdonate in anticipo. Tutti sappiamo – e i confessori lo sanno bene – che la grazia di essere perdonati è sorgente di umiltà, di generosità e di amore, e di tanti benefici anche per le altre persone. Essersi sentiti separati da Dio per i peccati commessi ed essere stati misericordiosamente riconciliati con lui è una grande grazia, che trasforma la nostra esistenza e ci dà una vita nuova: una vita di umiltà, di comprensione e di generosità verso tutti i fratelli. D’altra parte, la condizione per rimanere nella misericordia di Dio è quella di essere a nostra volta misericordiosi verso gli altri. Gesù dice: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. […] Perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato”. La vera generosità proviene dall’umi1tà. La persona che è stata perdonata da Dio, quando dà qualcosa agli altri, lo fa con umiltà, sentendosi semplicemente uno strumento della misericordia di Dio.In questo Vangelo c’è una frase consolante per noi, perché dimostra che il Signore ha molta fiducia in noi. Gesù dice: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”. Perché? “Perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”. Vuol dire che Gesù ha fiducia che anche noi, con la sua grazia, potremo essere capaci di dare agli altri una misura buona, pigiata, colma e traboccante.Così avremo la gioia di essere generosi in questa vita, e poi di essere pienamente ricompensati dal Padre celeste.Accogliamo dunque con cuore umile e fiducioso questa bellissima promessa di Gesù» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 102-103).Credo che ci siano tre modi per rapportarsi con i propri peccati. Il primo è di ignorarli, di far finta di niente, di presumere di essere perfetti e immacolati. Il secondo è di colpevolizzarsi e disprezzarsi, quasi ritenendo il Signore incapace di perdonarci e di guarirci. Credo che in fondo sia paradossalmente espressione di incredibile superbia ed egocentrismo: arrivare a pensare che i propri peccati, per quanto gravi, possano essere più grandi dell’infinita e onnipotente Misericordia Dio. Il terzo è essere così astuti (cfr. Mt 10,16) da far tesoro addirittura delle proprie miserie. Mi sembra che sia questa l’esortazione che ci rivolge padre Vanhoye. Forse è bene meditare anche su Rm 8,28.