Tra le tante domande che potremmo porci, alcune sono particolarmente importanti. Il brano che vi spedisco stasera tratta sinteticamente punti davvero fondamentali. L’autore è un vescovo, santo e dottore della Chiesa.«Il Salvatore ci conosceva tutti per nome e per cognome e pensò a noi con amore particolare, quando offrì le sue lacrime, le sue preghiere, il suo sangue, la sua vita per tutti noi. “O eterno Padre, prendo su di me e mi carico di tutti i peccati degli uomini, soffrirò i tormenti della morte affinché essi ne siano liberati e non periscano ma vivano. Che io muoia purché essi vivano; che io sia crocifisso perché essi siano glorificati”.La passione e morte di nostro Signore sono il motivo più dolce e più violento insieme che ci spinge ad amare. I figli della Croce si glorificano in questo mistero che il mondo non intende: dalla morte distruggitrice è uscita la vita; dalla morte, più forte di qualunque altra cosa, è uscito il dolce miele dell’amore […].Il monte Calvario è il monte degli amanti. L’amore che non prende la sua origine dalla croce è frivolo e pericoloso. E infelice è la morte senza l’amore del Salvatore. Infelice è l’amore senza la morte del Salvatore. L’amore e la morte sono tanto fusi insieme nella passione del Signore che non si può avere in cuore l’uno senza l’altra. Sul Calvario non si può attingere la vita senza l’amore, né l’amore senza la morte del Redentore: fuori di là o vi è o la morte eterna, o l’amore eterno. E tutta la sapienza cristiana consiste nel saper ben scegliere» (FRANCESCO DI SALES, Teotimo, ossia Trattato dell’amore di Dio, XII, 13).Questo brano, aiutandoci a entrare in contatto con la vera sapienza, ci permette di riflettere su ciò che in assoluto conta di più. Ciò mi pare particolarmente significativo in questo giorno così importante.Spesso constatiamo una certa flessione nelle vocazioni sacerdotali e religiose e nella frequenza alle celebrazioni nelle nostre parrocchie. Io resto del parere che questi sono falsi problemi. Sono certo che dobbiamo badare meno ai numeri e più alla qualità della formazione. Un grande Vescovo ha affermato: “Non mi interessa quanta gente viene in chiesa, ma come ne esce”.I cristiani formati in modo superficiale sono la vera piaga della Chiesa per vari motivi e questo brano ci aiuta a comprendere se abbiamo idee giuste soprattutto sull’amore. Non c’è tema più bello e spesso più profanato dell’amore. Quante persone, in nome di un amore falso, vivono sciaguratamente in contrasto con la legge di Dio. Preghiamo e testimoniamo perché ognuno si converta a Lui, si lasci amare da Lui, giunga a un rapporto personale e intenso con Lui e con tanta preghiera si impegni a respingere con decisione ogni forma di peccato. Non credo che ci sia un modo migliore per vivere questi giorni santi. Altrimenti ci limiteremo ad auguri privi di vero significato e a una partecipazione liturgica, che non cambia il cuore e la vita. Auguro a me e a voi di tener sempre presente la parabola narrata in Mt 25,14-30.