Pensiero serale 18-05-2024

Anche questa settimana il commento di don Fabio ci spinge non solo a pregare e a meditare bene, ma soprattutto a pensare bene e a vivere bene. Riceviamo grandi doni, che devono trovare in noi gratitudine e docile accoglienza, la quale poi deve tradursi nella vita quotidiana. 

 

«Pentecoste

Gv 15,26-27; 16, 12-15

L’opera del Padre non si conclude con la risurrezione di Cristo, ma con il poter vivere secondo la sua risurrezione. Questo è la Pentecoste.

Il fatto peculiare della Pentecoste è la straordinaria esperienza di comunicazione: “Come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?”. La diversità tra i popoli non è cancellata rendendo tutti omogenei, ma è la capacità di comunicare che supera le barriere. Lo Spirito Santo, che è amore, dà questa capacità di capire e farsi capire.

Tutti riescono a capire nella propria “lingua nativa”, la lingua madre, il linguaggio più vicino al nostro cuore, imparato da bimbi, parte essenziale della nostra identità personale. Gli apostoli parlano nella loro lingua e ogni ascoltatore comprende nella lingua più vicina al suo cuore. Ma ecco il contenuto: “Li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”. Avere notizia delle “grandi opere di Dio” sarebbe il punto. Perché è così importante?

Dice il Vangelo: “Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future”. La verità tutta intera ha una relazione stretta con le cose future. Infatti siamo definiti dalla nostra relazione con il futuro; ogni atto umano è intenzionale e si muove verso qualcosa. Possiamo percepire la vita come un vicolo cieco o come una via che va verso qualcosa di meraviglioso. Se in una persona c’è un cambio nella sua relazione con il futuro, questo la trasforma. Una persona angosciata può andare nel pallone, e una persona fiduciosa riesce a vedere il bene anche nella tribolazione.

Diceva San Francesco: «Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto» – le pene non angosciano chi va verso un bene immenso. La strada che porta alla rovina può essere larga e spaziosa, e la via che porta alla vita può essere stretta e angusta: ciò che conta è l’esito.

Quanta gente vive di ansia – e magari dice di avere fede. L’ansia e la fede sono gli opposti l’una dell’altra. E quanti invece restano saldi e procedono in mezzo a mille tribolazioni. C’è chi va in pezzi per una piccola incertezza e chi naviga senza esitare di fronte alla croce. Perché il suo cuore sa qualcosa del suo futuro. Cosa sa? Il suo cuore ha udito parlare nella sua lingua madre “delle grandi opere di Dio”.

Cosa c’è davanti a me? Verso cosa vado? Lo Spirito Santo dice: vai verso la Provvidenza. Le opere di Dio.

San Pio da Pietrelcina – parafrasando Sant’Agostino – diceva: “Il passato alla misericordia di Dio, il presente alla sua Grazia e il futuro alla sua Provvidenza”. Se passato, presente e futuro prendono questo colore, lo Spirito Santo ci sta salvando e iniziamo a vivere la vita di Cristo. Perché tutto è catalizzato dall’opera di Dio: faccio pace con il mio passato perché credo alla misericordia, scopro l’importanza e la potenzialità della grazia di ogni istante, e cammino verso la luce, non verso il buio. Il mio cuore, in lingua madre, mi dice: “Sei nelle mani di Dio che è tuo Padre”» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2023, pp. 112-113).

 

Vi segnalo, in particolare, tre punti: le frasi di san Francesco d’Assisi e di padre Pio e il nostro relazionarci col tempo (passato, presente e futuro).

 

Vi segnalo anche tre piccole domande:

Che significa che ogni atto umano è intenzionale? Nel mio esame di coscienza (o di incoscienza) ne tengo conto?

Mi rendo conto che ansia e fede non possono stare insieme?