Come spesso mi accade, ho difficoltà a presentare e commentare la preghiera, che stasera vi spedisco. «Mio Signore, unico Bene a cui anela la mia anima, tu mi hai attirato nella solitudine perché tutto il mio essere stia raccolto in te in silenzio di adorazione, in preghiera di lode e di supplica per tutti i tuoi figli, miei fratelli sparsi per le aspre vie del mondo. Il tuo tabernacolo d’amore sia la mia arca di salvezza in cui rimango sempre per attirare anche loro. Dammi lacrime di sincera compunzione per la mia miseria e i miei peccati, distendi sui miei occhi l’ombra della tua croce e distilla nel mio cuore il sangue preziosissimo che sgorga dal tuo costato. Veglia sui miei passi di giorno e sul mio riposo di notte; difendimi dal maligno e custodiscimi nella tua pace, affinché in questa povera creatura che io sono si possa manifestare agli smarriti di cuore la tua bontà smisurata verso tutti, e la splendida gloria del tuo Amore» (Madre Anna Maria Cànopi).A me questa preghiera sembra un tesoro inestimabile di spiritualità, anche perché frutto della preghiera e della santità di una Badessa benedettina, che mi ha ospitato per cinque giorni nella foresteria del suo Monastero. Credo di aver già esortato a fare un’esperienza del genere. Tante volte ho ascoltato battute insipide di denigrazione contro la vita claustrale. Al contrario, io credo che dovremmo essere infinitamente grati verso queste sorelle. Vi prego di notare il riferimento ai “fratelli sparsi per le aspre vie del mondo”. In pratica, significa che immolano la loro esistenza per ciascuno di noi. Quando, 16 anni fa, ebbi l’onore e la grazia di scambiare qualche parola con madre Cànopi, ebbi netta la sensazione che lei viveva, già sulla terra, un Paradiso anticipato.Non ho parole per esprimere ciò che ho provato quando ho letto la frase: “distilla nel mio cuore il Sangue preziosissimo che sgorga dal tuo costato”. Semplicemente io, che bevo ogni giorno al Calice, mi sono vergognato per la mediocrità con cui rispondo a tanto Amore.