Il commento di padre Vanhoye al Vangelo di oggi (Gv 15,12-17) affronta due temi decisivi per la vita di ogni uomo: l’amore e l’amicizia. «Il brano del Vangelo odierno ripete all’inizio e alla fine il comandamento del Signore: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Il comandamento dell’amore cristiano qui viene determinato in modo nuovo. In altri passi del Vangelo Gesù dice che ci sono due comandamenti principali: quello di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, e quello di amare il prossimo come se stessi; ma in questi casi egli si richiama all’Antico Testamento (cf. Mt 22,34-40 e par.).Amare realmente il prossimo come se stessi è già una grande cosa; ma il comandamento di Gesù va oltre: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo è molto di più, e in questo consiste l’amore cristiano: amare gli altri come Gesù ci ha amato cioè fino a dare la sua vita per noi.Quali sono le caratteristiche dell’amore di Gesù per noi? È un amore delicato e forte. Egli ci chiama suoi amici e ce ne spiega il motivo. Un servo non conosce i segreti del suo padrone; invece egli ci ha fatti entrare nella sua intimità, ci ha fatto conoscere, per così dire, i segreti del Padre suo: “Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”.Talvolta pensiamo alla carità come a un amore un po’ distaccato, che rifugge dall’intimità. Gesù invece ce la presenta diversamente: dobbiamo aprirci agli altri, accettare che essi conoscano i nostri segreti, accettare di condividere con loro le cose più intime, se Dio ci fa questa grazia.Questo amore così delicato è nello stesso tempo molto forte. Gesù dice: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Questo è il modello: l’amore di un uomo-Dio crocifisso e risorto, che per noi è andato fino al sacrificio estremo, dando la sua vita. Noi siamo chiamati ad amarci gli uni gli altri nello stesso modo.I primi cristiani lo avevano capito così bene che hanno cambiato anche la formula; non dicevano più: “amare il prossimo come se stessi”, ma: “amare il prossimo più della propria vita”. Nella “Didachè” si dice letteralmente: “amare gli altri al di sopra della propria anima”, cioè più della propria vita. Questa è davvero una vocazione infinita: infatti, non finiremo mai di percorrere questa via dell’amore. Questa è la nostra vocazione, e noi dobbiamo pensare spesso ad essa e chiedere al Signore l’aiuto per progredire in questo amore fraterno delicato e forte» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 205-206).Spesso si ritiene che l’amore sia più intenso dell’amicizia: penso all’amore coniugale (almeno come dovrebbe essere!). È anche vero che ci sono amici che mostrano più dedizione e fedeltà di un coniuge. Da un altro punto di vista, possiamo pensare che l’amicizia – a differenza dell’amore verso il prossimo (cfr. Lc 10, 25-37) – sia quasi necessariamente “selettiva”, in quanto richiede una sintonia, una condivisione di idee, di ideali, di virtù molto rare. Vi segnalo il libro del Siracide, cap. 6 dal v. 5 al v. 17, in particolare il famosissimo v. 14.Padre Vanhoye ci dona una riflessione davvero preziosa, che non può non indurci a un bell’esame di coscienza (anche perché viviamo in tempi di terribile solitudine, anzi isolamento!).