Vi raccomando di meditare bene e a lungo le letture della s. Messa di oggi (At 4,1-12; Gv 21,1-14). Sarete certamente aiutati nel vostro cammino di fede dal commento che ora vi spedisco di padre Vanhoye. Mi sembra che questo testo sia prezioso anche per prepararci all’episodio del Vangelo di domenica prossima (Gv 20,19-31) che, a mio parere, ha al centro il tema delicatissimo e centrale della fede.«Il Vangelo odierno è pieno di fascino misterioso. Gli apostoli sono sul lago di Tiberiade, nei luoghi in cui hanno vissuto tre anni con Gesù. Dopo la sua morte, la sua presenza continua con loro è cessata, ed essi ora sono tornati al loro mestiere di pescatori.Hanno provato a pescare tutta la notte, ma senza successo. All’alba Gesù appare, come la luce che dolcemente si leva davanti ai loro occhi affaticati. Nella luce crescente dell’alba, essi vedono che sulla riva c’è un uomo, ma non sanno che è Gesù.Gesù si fa riconoscere attraverso i suoi gesti. Il primo è straordinario: la pesca miracolosa. Gli altri gesti sono molto semplici e familiari: egli ha preparato per i suoi discepoli del pane e del pesce, e li invita amichevolmente a mangiare; poi prende il pane e lo dà loro, e così pure il pesce, come aveva già fatto altre volte.In questo episodio, sembra che Gesù, invece di manifestare tutta la sua gloria, voglia preparare i discepoli alla sua presenza, al tempo stesso semplice e misteriosa, dopo la sua risurrezione; il Risorto vuole insegnare ai suoi discepoli a riconoscerlo presente nella vita di tutti i giorni.D’altra parte, Gesù prepara i discepoli anche a non ripetere l’errore dei capi dei Giudei, i quali non hanno saputo riconoscerlo sotto le sue umili sembianze: così essi hanno scartato quella pietra che ai loro occhi era priva di valore, ma che in realtà era la pietra scelta da Dio (cf. Mt 21,42 e par.; At 4,11; 1 Pt 2,6-7).Se i discepoli fossero stati impressionati dalla gloria visibile di Gesù Risorto, sarebbero stati tentati di ricercare sempre tale gloria esteriore, appariscente, e di riconoscere Gesù soltanto in essa. Invece, noi cristiani siamo chiamati a cercare una gloria divina che non è esteriore e appariscente. Siamo chiamati a riconoscere Gesù nei nostri fratelli: per questo egli si fa simile a loro, anche dopo la risurrezione. Siamo chiamati a riconoscere Gesù che si fa presente nei più poveri, nei più umili, nei più bisognosi. È lì che dobbiamo riconoscere la gloria misteriosa di Gesù Risorto e la potenza della sua azione divina, che opera prodigi con mezzi umili e semplici» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 167-168).