Vi mando il commento di padre Vanhoye alle letture della s. Messa di oggi (At 17,15.22-18,l; Gv 16,12-15).«Ci sono gradi diversi nella conoscenza della verità, specialmente della verità salvifica. Si può conoscere una cosa come in una lezione di catechismo, imparandola a memoria. Sappiamo che Gesù è morto per noi: ce lo è stato detto, ce lo è stato ripetuto, e noi ora lo sappiamo. Ma possiamo conoscere questa stessa cosa in modo vivo, con la consapevolezza profonda di che cosa significa essere salvati da Gesù, di che cosa significa per lui essere morto, avere offerto la sua vita per amore. È una grande grazia entrare così nelle profondità della verità, e questa grazia ci viene data dallo Spirito Santo, dallo “Spirito della verità”, come lo chiama Gesù. Si tratta di un dono: perciò non possiamo darcelo da noi stessi, ma dobbiamo riceverlo. Dobbiamo chiedere a Dio di essere guidati da lui alla pienezza della verità, dobbiamo chiedergli che le cose che abbiamo sentito, imparato, ripetuto tante volte diventino per noi una realtà vitale, che crea in noi una vita nuova, feconda, piena di generosità. Questa è una grande grazia.Nella prima lettura, vediamo che gli abitanti di Atene erano, a detta di Paolo, molto religiosi. Pertanto conoscevano molte cose della religione; si erano preoccupati di onorare tutti gli dèi e, assieme ai tanti errori che commettevano, avevano avuto anche una buona ispirazione: quella di dedicare un altare “a un Dio ignoto”.Anche la consapevolezza della propria ignoranza poteva essere per gli Ateniesi una preparazione ad accogliere la rivelazione del vero Dio, perché costituiva già un primo livello di conoscenza religiosa. Ma essi avevano bisogno dello Spirito della verità, che viene dato per mezzo di Gesù risorto, e molti di loro non erano preparati a riceverlo. Afferma Luca: “Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: Su questo ti sentiremo un’altra volta”.Alcuni però furono toccati nel cuore, aderirono a Paolo e divennero credenti. Essi sono potuti entrare nella pienezza della verità grazie allo Spirito Santo, e allora hanno potuto dire con Paolo: “Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20).Quando anche noi potremo ripetere queste parole con gli stessi sentimenti dell’Apostolo, saremo veramente entrati nella pienezza della verità. Preghiamo il Signore gli uni per gli altri e chiediamogli di darci lo Spirito della verità, che rende viva la verità in noi» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 210-211).Credo che avere davvero fede non possa ridursi all’osservanza del III comandamento e a qualche preghiera (magari con l’aggiunta del bel “pensiero serale”!). Occorre essere disposti a rinunciare a qualcosa, a cambiare qualche abitudine, a impostare da capo la gerarchia dei valori e a combattere il serio rischio dell’accidia (tema trattato sabato scorso in occasione della preghiera giubilare presso la mensa dei poveri).