Continuiamo la preparazione alla festa dell’Immacolata Concezione della vergine Maria e iniziamo l’avvento facendoci aiutare da don Fabio Rosini, che commenta così Lc 21,25-28.34-36.
«L’Avvento di questo anno è aperto da un Vangelo che parla di genti impaurite ed angosciate per le terribili minacce legate alla fragilità del creato. Tutto è labile, niente è certo: la precarietà della nostra vita è un dato oggettivo. Ma il Signore annuncia che gli eventi sconvolgenti sono un tempo di liberazione.
La vita cristiana è una vita da discepoli, e un discepolo apprende, per definizione; questo vuol dire essere sempre pronti ad imparare, a scoprire, ad aspettare ciò che il Maestro ci sta insegnando.
Cos’è un fatto che non capisco? Non è il pretesto per angosciarmi, ma qualcosa con cui crescere, da cui lasciarmi cambiare. C’è chi, anziché angosciarsi, solleva il capo per scrutare quel che arriva e per cercare quel che è nascosto nelle cose che subito non capisce.
Come possiamo evitare di lasciarci sfuggire il segreto degli avvenimenti? Chi ci garantisce di non diventare prede al laccio delle cose che ci piovono addosso? Gesù dice di stare diritti e tenere alta la testa. È un gesto simbolico: lo stato interiore di una persona può essere dedotto dalla sua postura. Gesù ci chiede di alzarci e scrollarci di dosso i pensieri neri, quelli che buttano giù la testa, che abbattono la mente. L’essere umano con la sua postura eretta e la sua spina dorsale diritta supera la forza di gravità e permette a sé stesso di osservare con fierezza l’orizzonte, guardando lontano. L’angoscia non è una buona maestra per capire la storia; è importante sollevare la testa, scrollarsi di dosso la disperazione e prepararsi alla grazia che viene.
Gesù dice ancora di guardarsi da un cuore appesantito. Quali cose intorpidiscono il cuore? Quali rallentano ed impediscono di entrare nel bene che la vita nasconde nei fatti? Un cuore è plumbeo e lento a rispondere agli stimoli positivi, dice il Signore, a motivo di dissipazioni, ubriachezze e preoccupazioni della vita.
La “dissipazione” è lo spreco di ciò che è prezioso. Implica la dispersione del bene, scambiato con ciò che è secondario. Vale la pena di farsi domande del tipo: cosa c’è nella mia vita che non debbo dissipare, che non va messo a repentaglio?
L’ “ubriachezza” non è solo questione di alcol, ma di tutto ciò da cui si diventa dipendenti, e che spesso solletica i sensi. Intontirsi ed assuefarsi al comfort, alle frivolezze, alle curiosità inutili, a messaggi e parole insulse, a cento stupide gratificazioni e al fare troppe cose senza “stare” in nessuna …ubriachi di gratificazioni fino a diventare ottusi.
Nessuna sorpresa se poi non si è capaci di reggere alle domande più serie della vita…
La “preoccupazione del mondo” è lo stress e i suoi derivati, è il ritrovarsi persi in una foresta di obiettivi discordanti, senza lasciarne nessuno. Una sola è la cosa che conta, dice altrove Gesù, quella che, se presa, non te la toglie più nessuno.
I viaggiatori esperti viaggiano leggeri: se si è pronti a partire quando arriva un’incognita non è una fine, è un inizio. “Vita mutatur non tollitur”. La vita non è tolta ma trasformata!» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 15-17).
Don Fabio usa varie “immagini”: i “pensieri neri”, il “cuore appesantito”. Evidenzia alcun rischi: essere “intontiti”, “ottusi”, fare troppe cose senza “stare” in nessuna.
Se sostiamo un po’ in silenzio e in preghiera, credo che ognuno vedrà il percorso da intraprendere o da correggere.
Sono rimasto molto colpito da una frase: “Una sola è la cosa che conta”. Mi è sembrato di cogliervi un riferimento a un episodio bellissimo narrato in Lc 10,38-42 (vi esorto a meditarlo bene). Credo che qui ci sia il segreto per la vera sapienza e la felicità.
Infine, siamo esortati a una certa “leggerezza”, intesa in senso positivo. Sono invitato a individuare e a eliminare ciò che mi appesantisce