Pensiero serale 31-05-2025

Penso che sia importante non trascurare la bellissima festa di oggi: la “Visitazione della Beata Vergine Maria”. Concludiamo il mese di maggio con questa stupenda pagina del Vangelo (Lc 1, 39-56) e spero tanto che, chi non ha ancora accolto l’invito della Vergine alla recita quotidiana del santo Rosario, prima o poi possa prendere questa sapiente decisione. Vi propongo il commento di padre Vanhoye.«Nel Vangelo di oggi, Maria ci insegna innanzitutto ad accogliere il Signore. Le sue parole: “L’anima mia magnifica il Signore”, corrispondono ai sentimenti con cui il re Davide, suo antenato, aveva accolto l’arca di Dio e l’aveva collocata nella città di Gerusalemme. Egli raduno tutto il popolo, fece trasportare l’arca da Gat fino al luogo che aveva preparato in Sion, e questa fu una delle sue opere più importanti, compiuta con grande esultanza sua e di tutto Israele (cf. 2 Sam 6,12-19).Anche noi siamo chiamati ad accogliere Dio, a dargli un posto di onore nella nostra vita. Noi siamo piccoli, poco importanti, e tuttavia abbiamo questo grande privilegio di accogliere Dio.Questa è la nostra stupenda vocazione. Vocazione stupenda, ma non sempre facile, perché noi di solito siamo più propensi a servirci di Dio che ad accoglierlo.Ci sono molti modi di accogliere una persona, e in tanti casi non si può parlare di vera e propria accoglienza. Se un rappresentante va in una casa per vendere dei prodotti, non possiamo certo parlare di una vera accoglienza: si rimane alla porta soltanto per comprare o rifiutare quei prodotti. Questo spesso è anche il nostro modo di accogliere Dio: lo lasciamo alla porta, gli chiediamo che cosa ci ha portato di buono, cerchiamo di metterci d`accordo con lui per ottenere ciò che ci interessa in quel determinato momento.Possiamo forse pensare di accogliere veramente Dio, se lo preghiamo rimanendo chiusi nelle nostre preoccupazioni e nei nostri interessi più o meno egoistici? Invece, lo accogliamo veramente se gli diamo il primo posto nella nostra vita, se lo riceviamo non come uno di cui vogliamo servirci, ma con tutto l’onore che gli spetta, con tutta la nostra gioia e con tutto il nostro entusiasmo, come fece Davide quando fu trasportata l’arca a Gerusalemme.Maria ha accolto così il Signore: non per servirsene, ma per mettersi al suo servizio, e per magnificarlo e lodarlo. La sua esultanza è il segno della sua accoglienza generosa e totale. Accogliere Dio per servirlo e già una grande cosa, ma senza l’esultanza dell’anima, che si rivela nel canto e nella lode, questa accoglienza non è ancora degna di Dio. Perciò Maria lo accoglie cantando le sue lodi.In secondo luogo, Maria ed Elisabetta ci insegnano anche ad accogliere gli altri. Per accogliere una persona, dobbiamo uscire da noi stessi. Maria esce anche fisicamente dalla sua casa, si mette in cammino, fa un lungo viaggio per andare dalla parente Elisabetta. E anche Elisabetta esce da se stessa per accogliere Maria, per riconoscere in questa giovane donna che è venuta a casa sua la madre del suo Signore, per riconoscere la grazia di cui lei è piena; per questo le dice: “Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! […] E beata colei che ha creduto all’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Cosi Maria si può sentire veramente accolta da Elisabetta.Maria ha ascoltato la parola dell’angelo riguardo alla sua parente Elisabetta, ed è andata da lei come da una persona che è stata benedetta da Dio. Accogliere gli altri, allora, significa accogliere ciò che Dio stesso opera in loro, accogliere la loro vocazione profonda. Anche questo richiede da noi lo sforzo di uscire da noi stessi, di aprire il nostro cuore, di non considerare gli altri secondo i nostri criteri, ma secondo i progetti di Dio, che superano di gran lunga nostri pensieri (cf. Is 55,9).Cosi questo episodio evangelico ci fa vedere come accogliere Dio e accogliere gli altri si condizionino reciprocamente: noi accogliamo gli altri, solo se ci apriamo a Dio, che dilata il nostro cuore; e accogliamo veramente Dio, solo se siamo disposti ad accoglierlo negli altri, a riconoscere il suo disegno che si compie in loro, o la sua voce che ci giunge tramite loro.Chiediamo allora a Maria di aprire il nostro cuore, rendendolo simile al suo, per accogliere in noi la grandezza di Dio, e per accogliere l’opera di Dio nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola. Volume quarto – Solennità e santi, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 55-57).Mi ha colpito moltissimo il fatto che padre Vanhoye pone in risalto il tema dell’accoglienza perché nella mia parrocchia abbiamo deciso di pregare ogni sera del mese di maggio con le parole bellissime di Tonino Bello: “Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell’intimo del cuore”.Io temo sempre un cristianesimo fatto di compromessi o ridotto a pie abitudini. Nella vita cristiana siamo invece invitati a progredire costantemente. Ognuno si interroghi se sta crescendo nell’accogliere Dio e i fratelli. Sono certo che verso i fratelli si può muovere una obiezione terribile: “L’altro non merita la mia accoglienza”. Se mi aggredisce questa tentazione diabolica, mi devo chiedere: io ho fatto qualcosa per meritare di essere accolto da Gesù e da sua Madre? Oppure posso meditare due passi famosi del Vangelo: Lc 10,29-37 e Mt 25,31-46. La persona picchiata e derubata dai briganti ha fatto qualcosa per meritare di essere amata dal Samaritano? E i carcerati, i malati, gli affamati, gli assetati possono esibire dei “titoli” per avere “diritto” al nostro amore?