Pensiero serale del 01-02-2024

bibbia

Sia domenica scorsa sia lunedì scorso sia oggi il Vangelo della s. Messa ci racconta la lotta di Gesù contro il demonio. Ritengo opportuno spedirvi le riflessioni ancora di padre Cantalamessa e ve le presenterò un po’ alla volta. Egli fa anche un’analisi culturale, storica, artistica e sociologica. Ovviamente la dimensione biblica e spirituale è quella più importante. Ecco la prima parte.

 

«Una delle prime azioni che Gesù compie, subito dopo il suo battesimo nel Giordano, è di scacciare il demonio da un uomo, nella sinagoga di Cafarnao. Leggiamo nel Vangelo di oggi: 

 

“Allora un uomo che era posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio. E Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell’uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui” (Mc 1,23-26). 

 

Nel Vangelo di Marco questo episodio rappresenta quasi l’inaugurazione dell’attività messianica di Cristo. La folla, impressionata, commenta: “Che è mai questo? Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono”. 

Che pensare di questo e di tanti altri episodi analoghi presenti nei vangeli? Più radicalmente: esistono ancora gli “spiriti immondi”? Esiste il demonio? Premettiamo qualche cenno sulla situazione attuale circa la credenza nel demonio. Dobbiamo distinguere bene, a questo riguardo, due livelli: il livello delle credenze popolari e il livello intellettuale (letteratura, filosofia e teologia). 

A livello “popolare”, o di costume, la nostra situazione attuale non è molto diversa da quella del Medio Evo, o dei secoli XIV-XVI, tristemente famosi per l’importanza accordata ai fenomeni diabolici. Non ci sono più, è vero, processi dell’inquisizione, roghi per indemoniati, caccia alle streghe e cose simili; ma le pratiche che hanno al centro il demonio sono ancora più diffuse che allora, e non solo tra i ceti poveri e popolari. È divenuto un fenomeno sociale (e commerciale!) di proporzioni vastissime. Si direbbe anzi che quanto più si cerca di scacciare il demonio dalla porta, tanto più egli rientra dalla finestra; quanto più viene estromesso dalla fede, tanto più imperversa nella superstizione. 

Ben diversamente stanno le cose in quello che ho chiamato il “livello intellettuale e culturale”. Da questo punto di vista, possiamo riassumere il processo che ha portato alla situazione attuale in tre fasi. Il primo passo, nel processo di distacco dalla visione tradizionale, avviene nel campo estetico. Il demonio che era stato rappresentato sempre più spesso, nelle arti figurative e nella poesia (per esempio in Dante) in chiave grottesca o mostruosa, a partire da una certa data comincia a essere rappresentato come bello, o almeno malinconico e poetico. A partire da Milton, il demonio assume un aspetto di decaduta bellezza. 

Se in questa fase il nemico comincia a diventare “simpatico”, nella fase “successiva”, che ha nell’Ottocento il suo culmine, le parti sono addirittura invertite: Satana non è più visto come il “nemico”, ma come l’alleato e l’amico, colui che sta dalla parte dell’uomo. Il demonio viene assimilato a Prometeo, colui che, per amore dell’uomo, fu castigato da Dio e precipitato sulla terra. Si compongono, in questo clima, inni e poemi per celebrare il riscatto di Satana. 

Bisogna dire che, in ciò, non tutto era “diabolico” e satanismo puro e semplice. C’erano delle ragioni culturali e religiose che avevano per lo meno facilitato questa involuzione. Come non tutto l’ateismo, a un esame attento, appare “ateo”, così non tutto il satanismo appare satanico. Molta parte dell’ateismo non era negazione del Dio vivente della Bibbia, ma dell’idolo che si era introdotto al suo posto in molti settori del pensiero e della vita. Allo stesso modo, molta parte del satanismo non era culto del male per se stesso, ma di quello che, secondo i rispettivi autori (e non sempre, a dir vero, senza fondamento), la Chiesa condannava come male e come “diabolico”: la scienza, lo spirito critico, l’amore per la libertà e la democrazia. Lo si vede dai noti, ingenui, versi del Carducci: “Salute, o Satana, / o ribellione, / o forza vindice / della ragione”» (RANIERO CANTALAMESSA, Gettate le reti. Riflessioni sui Vangeli. Anno B, Piemme, Casale Monferrato, 2002, pp. 180-182).