Pensiero serale del 03-01-2024

bibbia

Dopo avervi spedito il pensiero di ieri, anche grazie ad alcuni vostri commenti ho continuato a riflettere sulla frase “Anche questo passerà!”. In effetti, la potremmo interpretare in mille modi. Potremmo essere spinti quasi a una forma di cinismo e di indifferenza: “Qualsiasi cosa accada me la lascio scivolare addosso perché prima o poi passerà”. Spontaneamente ho pensato alla famosa conclusione di “Napoli milionaria”: «S’ha da aspetta’, Ama’. Ha da passa’ ‘a nuttata» (sono a disposizione per eventuale bisogno di traduzione!).
Anche stasera vi presento un pensiero col commento di monsignor Ravasi.

«Mentre guardavo alternativamente dalle due grandi finestre affacciate sul passato e sull’avvenire, i ladri entrarono indisturbati nella stanza e mi derubarono di tutto il presente» (Margherita Guidacci, 1921-1992, poetessa fiorentina, rivista Linea Nuova, 1967).

Commenta monsignor Ravasi:

«Secondo un antico apologo rabbinico, un giorno Dio inviò l’angelo Gabriele col dono dell’eternità da offrire all’umanità. Dopo una lunga perlustrazione l’angelo ritornò stringendo ancora nelle mani quel dono. E spiegò al Signore: “Non ho trovato nessun uomo che mi ascoltasse, perché tutti avevano un piede nel passato e l’altro nel futuro o non avevano un presente per fermarsi e sentirmi”. Certo, è vero – come diceva sant’Agostino – che il presente, quando lo si dice, è già divenuto passato, mentre prima è solo un futuro da compiersi. Eppure, la vita è proprio un continuo presente e aveva ragione la poetessa fiorentina Margherita Guidacci quando faceva l’intensa confessione che abbiamo sopra affidato ai nostri lettori. Sono tanti i ladri del presente che approfittano delle nostre distrazioni per rubarci l’istante in cui viviamo. C’è la nostalgia del passato che ci fa guardare indietro con malinconia, come accade alla moglie di Lot o come è stato per il famoso scrittore francese Marcel Proust, rivolto solo alla “ricerca del tempo perduto”. Si diventa, così, persone dal rimpianto permanente, conservatori, lamentosi, depressi, convinti che l’età dell’oro è solo alle spalle. Ma c’è anche la frenesia del futuro che rende sempre tesi, esaltati, esagitati, febbrilmente attirati da un “poi” che ci sfugge di mano, rifugiandosi tra le nebbie dell’utopia. Ecco, allora, l’importanza di “comprendere quest’ora”, come diceva Gesù ai suoi ascoltatori, di amare l’istante in cui Dio ci colloca continuamente, in attesa dell’istante unico, perfetto e definitivo dell’eternità» (GIANFRANCO RAVASI, Mattutino, I ladri del presente, in Avvenire, 12-05-2011, p. 1).