Pensiero serale del 04-12-203

bibbia

LA PRESENZA DI DIO

Premesse
Ci poniamo alla presenza di Dio: silenzio, Parola, ascolto, conversione.
Il nostro dev’essere un atteggiamento ricco di speranza, disponibile all’azione dello Spirito Santo, che ha un messaggio diverso per ciascuno di noi e tale messaggio può essere anche caratterizzato dalla imprevedibilità.
Meditate su tutto, ma soffermatevi su ciò che vi colpisce di più, su ciò che vi fa muovere dentro qualcosa.

Avvento, Natale, Incarnazione: presenza di Dio nel mondo.
Come la Santa Famiglia fece esperienza della presenza di Dio.
Riflettere sulla presenza di Dio è quanto mai delicato ed importante perché la nostra esperienza è che, quando uno è presente, lo vediamo; quando uno è assente non lo vediamo. Ebbene, Dio è presente, ma non Lo vediamo!
Se Dio è presente, addirittura diventano relative anche la vita e la morte: Dio è presente sia che io viva sia che io muoia, sto sempre dinanzi a Lui, non temo la morte. Anche dopo la morte starò con Lui, anzi Lo vedrò!
Se invece, non sto alla sua presenza, è come se io fossi già morto, che senso ha la mia vita?
Forse conta poco “parlare” della presenza di Dio, è importante farne esperienza.

Elia e il fruscio del vento (cfr. 1 Re 19, 11-13). La presenza di Dio non si manifesta attraverso segni spettacolari, che incutono timore e indispongono o allontanano l’uomo, ma attraverso segni molto semplici, che invitano alla fiducia, alla gioia ed al rispetto.
Le prime manifestazioni (vento impetuoso, terremoto e fuoco) «evidenziano la distanza fra la trascendenza divina e la piccolezza umana» (LUCIANA M. MIRRI, Lectio divina, Queriniana, Brescia 2001, vol. XIII, p. 154). Invece, il mormorio del vento leggero ci fa capire che «la delicatezza immanente di un Dio che si nasconde consente all’uomo di avvicinarlo per goderne l’amicizia primordiale (cfr. Gen 3,8)» (ivi). L’Horeb è lo stesso monte dell’alleanza, ciò significa che Dio desidera una risposta.
Anche Elia deve lottare contro l’idolatria attraverso la lenta e paziente formazione del popolo. La presenza di Dio tra gli uomini è nascosta, discreta, tollerante, ma sempre efficace. Dio non si impone, lascia liberi, vuol essere cercato. La preghiera è un’esperienza di intimità nella quiete, prossimità e lontananza insieme. Il vento tranquillo è il simbolo dell’intimità della conversazione divina. Per cogliere la presenza di Dio che parla, occorrono solitudine, igiene spirituale, silenzio. Cerchiamo di individuare gli ostacoli alla preghiera (a livello di idee e di comportamenti): pensiamo ai terreni che impediscono al seme di fruttificare (cfr. Mt 13, 1-8. 18-23). Se mi immergo in chiacchiere o telenovelas o nella sensualità disordinata o nell’avidità della ricchezza, non potrò percepire la delicata presenza di Dio. Dio è imprevedibile.

«Certo, non basta la solitudine geografica, occorre quella interiore. Né la tranquillità dello spirito è assenza di turbamento, anche profondo: solo che questo turbamento nella preghiera viene affidato a Dio solo. La solitudine nella preghiera è la presenza di Dio nel cuore, non perché gli altri siano rifiutati, ma perché in Lui si possano veramente ritrovare» (INOS BIFFI, La fede vince la tempesta, in Avvenire, 8-8-1987, p. 9).

Una vedova è indebitata, teme che i creditori si prendano i figli come schiavi. Possiede solo un orcio di olio. Si rivolge al profeta Eliseo, che la esorta a prendere in prestito molti vasi vuoti. «Poi entra in casa e chiudi la porta dietro di te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte» (2 Re 4, 4). In poco tempo riempie un gran numero di vasi, vende l’olio e così paga i creditori.
Gli uomini sono un po’ come questi vasi. «Quando i vasi erano vuoti, l’olio fluiva. L’olio è simbolo della grazia di Dio. Affinché essa possa raggiungerci, il cuore deve essere sgombro dai desideri mondani e aperto alla voce di Dio. La decadenza della religione pagana creava negli animi un grande senso di vuoto, un terreno giusto per l’accoglienza del vangelo. In fondo era una situazione simile a quella dei giorni nostri: anche la cultura attuale lascia nei cuori un vuoto, vuoto dello spirito, degli ideali, della bellezza. Coloro che lo avvertono, sono pronti ad ascoltare il messaggio del regno di Dio» (TOMÁŠ ŠPIDLÍK, Il vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul vangelo feriale, vol. I, Lipa, Roma 2001, pp. 12-13).

ALCUNI RISCHI:
– il dubbio: la sua è presenza inerte, da spettatore, da giudice, da sconfitto dinanzi alle ingiustizie ed alle violenze di cui la storia, la vita sono piene?
– essere impermeabili alla presenza del Signore, come i farisei.
– farlo essere presente in modo saltuario, in modo periferico, da servo onnipotente. Gesù era presente sulla barca e dormiva, perché gli apostoli pensavano di poter fare a meno di lui (cfr. Mt 8, 23-27).
– volerlo vedere solo in fenomeni straordinari e non nella ferialità.
– che Lui sia presente e noi assenti!
– il recinto sacro ed il tempo sacro: perciò Dio non vuole il tempio da Davide (cfr. 1 Cr 17).

«Il luogo preferenziale dell’abitazione di Dio è il cuore dell’uomo. […] La chiesa fatta di mattoni può presentare il pericolo di rispondere al nostro istinto di tenere Dio a distanza, circoscrivere la sua presenza in luoghi e tempi ben definiti» (ALESSANDRO PRONZATO, Pane per la Domenica. Commento ai Vangeli. Ciclo C, Gribaudi, Torino 1984, p. 234).

Sono proprio sicuro di incontrare Dio in chiesa? La chiesa non è il luogo di incontro obbligato con Dio. «Se sei rimasto distratto fuori, se l’hai trascurato fuori, se non hai voluto riconoscere Dio per strada, se ti sei dimostrato indifferente quando Lui ti ha chiamato perché aveva bisogno di te, come puoi illuderti che Lui abbia piacere di incontrarti e stare con te in chiesa? Figurati che piacere, per Dio, ascoltare le preghiere del sacerdote e del levita che sono passati accanto al ferito senza fermarsi lungo la strada di Gerico! Quelle per Lui erano bestemmie, non preghiere» (ivi, pp. 234-235).

L’astronauta sovietico Yuri Gagarin affermò che, per quante decine di migliaia di chilometri avesse macinato nel suo viaggetto spaziale, non gli era capitato di imbattersi nel buon Dio.
Un prete di Mosca gli replicò: “Naturale. Se non l’avete incontrato sulla terra, non lo incontrerete mai in cielo”.

«Le disattenzioni, fuori, si scontano inevitabilmente con l’assenza di Dio in chiesa. Allo stesso modo che la scarsa attenzione prestata a Dio, in chiesa, provoca distrazioni lungo la strada. O sei disponibile all’incontro lungo la strada, oppure rischi di ritrovarti solo in chiesa. Dio, infatti, è rimasto là, in attesa. Dove tu non ti sei accorto di Lui» (ivi, p. 235).

Oggi è presente «nella sua Chiesa, nelle azioni liturgiche, nel Sacrificio della Messa, nella persona del ministro, soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti. È presente nella sua Parola […] quando la Chiesa prega e loda» (Sacrosanctum Concilium 7. Cfr. Mt 18, 20).
La presenza di Dio nella mia coscienza (Cf Gaudium et spes 16). Dio è presente in noi, nella storia grazie all’opera dello Spirito Santo. Mi raggiunge al livello dell’essere, non dell’agire.

Che sei andato a fare ad Ars? “A vedere Dio in un uomo”.

Vari aspetti e varie cause dell’antilife mentality. C’è un rischio terribile: «La ragione ultima di questa mentalità è l’assenza, nel cuore degli uomini, di Dio, il cui amore è più forte di tutte le possibili paure del mondo e le può vincere» (GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, 30).

«Non uscir fuori, ritorna in te stesso: è nell’interiorità dell’uomo che abita la verità» (S. AGOSTINO, De vera religione 39, 72. “Noli foras ire, in te ipsum redi. In interiore homine habitat veritas”).
«Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le creature che, se non esistessero in te, non esisterebbero per niente. Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io l’ho respirato, ed ora anelo a te; ti ho gustato, ed ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace» (ID., Le Confessioni, libro X, cap. 27).

ALCUNI SPUNTI PER LA VERIFICA
È molto importante saper leggere la propria esistenza come abitata dalla Trinità.
Come la mia famiglia coglie la presenza di Dio? Come la mia famiglia diventa presenza di Dio per il prossimo?
Bisogna saper relativizzare ogni rapporto umano, luogo, evento: Dio è comunque presente!
Come intendo la sua presenza? Soffocante? Inerte, scandalosa?

MARCELLO DE MAIO