Pensiero serale del 18-1-2024

bibbia

Da martedì scorso nella Prima Lettura della s. Messa ci viene proposta la figura di Davide, una delle più belle, forti e anche tragiche di tutta la Bibbia. Consiglio a ciascuno di meditare molto sulla sua storia. Il passo biblico di oggi (almeno in parte, i capitoli 18 e 19 del Primo Libro di Samuele) evidenzia l’odio e il buio di Saul, ma anche l’amicizia tra Gionata e Davide. Non può non colpirci il dramma umano che dovette vivere il figlio di Saul, appunto Gionata. Da un lato l’affetto, l’obbedienza, il rispetto verso il padre, dall’altro l’amicizia con Davide (poteva vederlo come un terribile concorrente per il trono!).
Ho pensato di spedirvi un commento che ci può aiutare a riflettere su un aspetto molto importante di questa vicenda. Vi segnalo in particolare la bellissima preghiera alla fine di tale commento.

«Davide è stato un uomo amato. Amato da Dio (cf. 1Sam 18,12), dal popolo e dai suoi ministri (cf. 18,13); amato da Mical, la figlia di Saul (cf. 18,20), e, non da ultimo, da Gionata (cf.18,1;19,1). Ma donde è nato, vogliamo chiederci, l’amore di Gionata per Davide? A. Neher ha offerto nel suo famoso libro “L’esilio della parola” una risposta suggestiva quando ha notato che l’amore di Gionata è nato dal silenzio. Cosa significa? Per capirlo bisogna rifarsi alla storia; alle vicende che hanno accompagnato Davide nella sua graduale ma inarrestabile ascesa. Il testo biblico fa capire che il re Saul era ammalato, probabilmente era affetto da crisi depressive. Davide era chiamato a corte perché con il suono dell’arpa, di cui era maestro, riusciva a calmare l’animo turbato e talora violento del sovrano. Faceva questo però clandestinamente, di nascosto soprattutto dal popolo, in modo che nessuno potesse sospettare delle condizioni reali del re. Dopo la vittoria su Golia è presentato a Saul, il quale, fingendo di non conoscerlo, gli chiede di chi è figlio. Davide, intelligentemente, sta al gioco e risponde che lesse il Betlemmita, è suo padre. Davide, quindi, non dice tutto, si impone un limite, e questo non detto evita di esporre il re alla vergogna e alla derisione. Proprio per questo silenzio Gionata amò Davide. Gionata riconosce il gesto di un vero fratello e dal quel preciso istante l’amore lo lega a lui in modo irreversibile.
Ecco allora che si farà intercessore presso il padre per salvarlo (cf 19,1 7), lo incontrerà di nascosto per avvertirlo dei piani omicidi contro di lui, come leggiamo nel brano proposto oggi dalla liturgia. Andrà anche oltre, accogliendo il progetto di Dio che riconosce in Davide il futuro re d’Israele. Anche Davide, e in più occasioni, dimostrerà il suo fraterno affetto. Eco commovente del suo amore per Gionata, come anche per Saul, è la famosa qinà, l’elegia da lui pronunciata, con dolore sincero per la loro morte, che sentiremo in parte nella liturgia eucaristica di sabato (cf. 2Sam.1,19-27). Questo testo ci offre parecchi spunti di riflessione. Anzitutto dobbiamo interrogarci sulla nostra capacità di vivere il silenzio come custodia del fratello. Talora veniamo a conoscenza di realtà penose del nostro prossimo, di fragilità e debolezze. Certo, non dobbiamo nasconderle, altrimenti peccheremmo di omertà, ma talora ci è chiesto un silenzio, che sa custodire e non esporre, proteggere e non consegnare in pasto alle chiacchiere. Il silenzio, all’interno delle nostre relazioni, è indice di maturità umana e spirituale, di vero spirito di fede che riconosce sul volto del nostro prossimo, anche se talora ferito, i lineamenti del volto di Cristo. Da questo sorge un nuovo umanesimo che, come disse Paolo VI alla chiusura del Concilio Vaticano II, altro non è che un autentico cristianesimo.

Signore Gesù, donaci una nuova capacità di amare per poter abbracciare nel silenzio del cuore la vita dei nostri fratelli; una vita talora attraversata dal peccato e dalla fragilità. Sì, è solo nell’amore che impariamo ad ascoltare e tacere, a parlare e comunicare nel pieno rispetto dell’altro, nella gioia dell’incontro fraterno» (SANDRO CAROTTA, in Messa e preghiera quotidiana, gennaio 2016, pp. 209-211).