Pensiero serale del 20-02-2024

bibbia

Stasera preferisco sospendere le riflessioni di Martini sul re Davide, in quanto il brano del Vangelo della s. Messa di oggi è particolarmente importante. Gesù ci dona il “Padre nostro”. Da un po’ di tempo sto pensando di proporvi un commento a ogni singola invocazione di questa preghiera. Ora mi limito a spedirvi una riflessione, che mi è sembrata particolarmente profonda e utile per la nostra vita spirituale. Ovviamente sul “Padre nostro” sono stati scritti forse migliaia di articoli e di libri. Io mi limito a indicare una piccola bibliografia sul sito della parrocchia. 

Occorre cercare in SANTE MESSE – BIBLIOGRAFIE – GIORNI FERIALI – TEMPO DI QUARESIMA.

 Ho inserito anche qualche altro commento in SANTE MESSE – COMMENTI ALLA LITURGIA DELLA PAROLA.

«Lettura

Dopo aver parlato della sincerità della preghiera, Gesù pone l’accento sull’importanza della fiducia in contrapposizione all’atteggiamento sbagliato e falso dei farisei. Il Padre nostro matteano è articolato in due strofe: dopo l’invocazione iniziale ci sono tre richieste scandite dall’aggettivo possessivo “tuo”, a seguire quattro domande poste in seconda persona singolare. Al termine della preghiera troviamo due “detti” che rimarcano l’importanza del perdono per essere esauditi: per ottenere il perdono divino è necessario perdonare i fratelli.

Meditazione

Non ha voluto insegnarci una preghiera da recitare ogni giorno né tanto meno un’invocazione da dire quando ci mancano le parole. Non sono parole da imparare a memoria e neanche espressioni da utilizzare nel momento del bisogno. Gesù insegna un nuovo modo di comunicare e relazionarsi con Dio partendo dalla prospettiva degli ultimi. Ce lo ha detto tante volte: ai ricchi che gettavano molte monete nel tesoro del Tempio ha preferito una povera vedova che metteva pochi spiccioli, al fariseo che pregava stando in prima fila ha preferito il pubblicano in ultima, a Marta tutta indaffarata nel preparare ha preferito l’atteggiamento di silenzio e ascolto di Maria. Oggi ce lo ripete: alle tante parole dei pagani preferisce guardare il cuore dell’uomo. Un cuore da figlio bisognoso dell’affetto di un Padre. Un cuore che sente il desiderio di continue attenzioni perché conosce la debolezza, la stanchezza e il limite. Un cuore che per decidere ha bisogno di confrontare la propria vita con la volontà dell’altro. Un cuore che impara – di volta in volta – a conoscersi, a dire ad alta voce ciò che è nascosto, ciò di cui si vergogna. Un cuore che si guarda intorno e scopre di non essere solo, ma è circondato di bellezze che possono salvarlo. E impara a lodare e a ringraziare. Il Padre nostro fa questo effetto! Se imparassimo davvero a pregare come ce l’ha insegnato Gesù, tutto sarebbe diverso. Tutto prenderebbe un’altra forma nella nostra vita. Il modo di pregare che Gesù ci invita a vivere fa bene all’uomo. Non è per Dio: Lui “sa di quali cose abbiamo bisogno prima che gliele chiediamo”. Ce lo ricorda il Prefazio comune IV: “Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva”. Dovremmo imparare a vivere così!

Preghiera

 Gesù, fa’ che il suono della tua voce riecheggi sempre nelle orecchie, perché io impari a capire come il mio cuore, la mia mente e la mia anima, ti possano amare… Gesù, vieni nel mio cuore, prega con me, prega in me, perché io impari da te a pregare (santa Teresa di Calcutta)» (RICCARDO TACCARDI, La preghiera che ci cambia, in Messa e meditazione 20, 2020, marzo, pp. 51-52).