Pensiero serale del 25-04-2024

Oggi 25 aprile non è possibile non gioire per la liberazione. Se siamo uomini che seguono Cristo, non possiamo non avere della libertà una visione profondamente cristiana. Per vedere se sono cristiano e se ho una visione coerente della libertà, devo confrontarmi col modo con cui Gesù ha vissuto la libertà. Su questo tema raramente ho letto parole alte come quelle che stasera vi spedisco e che ho messo a conclusione del capitolo del mio Manuale dedicato alla libertà (cfr. pp. 350-351).

 

«Gesù è il povero, perché ha rimesso incondizionatamente la sua causa nella mani del Padre, in una sconfinata libertà da sé, dalle ricchezze di questo mondo e dagli altri. 

Libero da sé, egli è l’umile: mite e umile di cuore, vive in totale obbedienza rispetto al Padre, in un abbassamento volontario che porta lui, l’innocente, ad andare incontro alla riprovazione e alla morte dei peccatori per amore loro. Perfino nell’ora del suo trionfo, egli resta il re mite, seduto su un’asina annunciato dal profeta. 

Libero dalla ricchezza, egli è nato povero, è vissuto da povero, ha operato in assoluta povertà, senza avere neppure dove posare il capo, ed è morto povero, privo persino dell’ultimo segno di possesso: le vesti. 

Libero dagli altri, egli è il puro di cuore, che si avvicina loro non per possederli o strumentalizzarli, ma per amarli così come essi sono e per donarsi loro disinteressatamente: il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e dare la sua vita in riscatto per molti; egli sta in mezzo ai suoi come Colui che serve. Un segno particolarmente evidente della povertà del nazareno, come libertà da se stesso, dalle cose e dagli uomini per amore del Padre e degli altri, è la sua scelta di vita celibataria: essa non nasce certamente da una forma di disprezzo per l’amore umano o per la donna, che al contrario egli valorizza fortemente, ma è il frutto di una donazione più grande, di un’esigenza di appartenenza totale e incondizionata alla sua missione. Per questo il celibato di Gesù non è mai fuga o turbamento, ma si esprime in una straordinaria capacità di farsi tutto a tutti, di amare ciascuno secondo il suo bisogno, nella severità o nella tenerezza, di andare sempre nei rapporti umani al cuore della persona che gli è davanti, senza pregiudizi o timori. 

La sua povertà non è mai pessimismo o disprezzo del mondo e degli uomini: egli ha amato intensamente la vita, questa terra, senza riserve gli uomini, perfino i suoi crocifissori. Il mistero della sua povertà è dunque mistero di un amore gratuito e totale, che non si ferma di fronte alla resistenza o al rifiuto. Prima di annunciarle con la parola, Gesù sperimentò nella vita le beatitudini del regno di Dio: con la sua libertà radicale da sé per amore del Padre e degli uomini, egli incarna la parola annunciata. La sua povertà, frutto della scelta radicale di libertà, lo rende uomo della gioia, capace di meraviglia e di ringraziamento di fronte al dono della fedeltà sempre nuova del Padre. Povero rispetto al passato, e perciò pronto all’avvenire; povero rispetto al presente, e perciò capace di cambiarlo con fantasia e creatività, il profeta galileo è povero di fronte al futuro, di cui avverte l’oscurità e la pesantezza, ma a cui sa andare incontro vincendo la tentazione della paura, in un completo abbandono nelle mani di suo Padre» (BRUNO FORTE, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia, Paoline, Roma 1981, pp. 237-239).

 

Resta da trattare un tema forse ancora più importante e decisivo: come Gesù oggi incide sulla mia libertà… senza togliermela (ma a questo argomento è dedicato appunto tutto il mio Manuale!).