Pensiero serale del 28-04-2024

Il brano del Vangelo, che oggi la Chiesa ci presenta, ci aiuta a capire alcuni punti davvero fondamentali, tra cui il rapporto di ognuno col Signore e come realizzare o fallire la propria esistenza. Più volte Gesù ripete due termini (“rimanere” e frutti”). Perciò auguro a ciascuno di meditare su questi temi e su queste parole.

Stasera vi indico alcuni passi biblici sul tema dei frutti, dei risultati (se qualcuno non riesce a cogliere il collegamento col Vangelo di oggi, sono sempre a disposizione).

 

«Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno» (Sal 127, 1-2).

 

Il secondo canto del Servo: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze (Is 49,4).

 

«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)

 

Ciò che impedisce il produrre frutto nella parabola del seminatore: Mt 13, 18-22.

 

Ora vi ricordo ciò che santa Teresa di Gesù Bambino affermava, scrivendo alla sorella Celina: «Una giornata di carmelitana passata senza sofferenza è una giornata perduta».

 

Il cardinale Ratzinger, il giorno prima di essere eletto papa, pronunciò un’omelia stupenda su cui rifletto molto spesso. Poco prima di concludere affermò:

 

«Dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio» (JOSEPH RATZINGER, Omelia santa Messa celebrata pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005).