Pensiero serale del 29-02-2024

bibbia

Stasera continuiamo a meditare sul peccato di Davide. Martini ci aiuta ancora a riflettere su quello che è stato l’errore di questo re, ci aiuta ad applicarlo alla nostra esistenza, ai nostri atteggiamenti. Io voglio sottolineare che Davide ci dà sempre un grande esempio: si affida completamente alla misericordia del Signore. È davvero un peccatore, ma anche un vero credente (di qui il titolo del libro di Martini).

 

«Il chiarore del tempio

La misericordia di Dio, che è invocata da Davide nella scelta del castigo, si rivela più luminosamente nella terza parte dell’episodio.

L’angelo dello sterminio sta stendendo la sua mano verso Gerusalemme quando “il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo che sterminava il popolo: “Basta! ritira la tua mano” (v. 16). Dio ha misericordia di Gerusalemme.

“L’angelo del Signore si trovava presso l’aia di Araunà il Gebuseo. Quando Davide vide l’angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: ‘Sono io che ho peccato, sono io che ho commesso il male, ma questo gregge che cosa ha fatto? Che la tua mano cada dunque su di me e sulla mia famiglia” (vv. 16-17).

A partire da queste parole del re, il profeta dice a Davide di alzare un altare sull’aia del Gebuseo. Poi Davide compie il sacrificio e costruisce un altare che è l’inizio del tempio, perché proprio in quel luogo verrà edificato il tempio di Salomone, che ancora oggi veneriamo a Gerusalemme.

Così, dalla disfatta umana di Davide sorge il segno luminoso della presenza di Dio, della sua infinita misericordia.

 

Attualizzazione del racconto

Vi ho offerto degli spunti e tuttavia non è facile interpretare questo testo. Molti aspetti restano oscuri, c’è un’idea di Dio abbastanza rigida, però ritengo che racchiuda degli insegnamenti per capire l’anima più primitiva che è dentro ciascuno di noi e che non è ancora stata rischiarata dalla luce di Gesù: ad esempio, un certo timore di provocare la collera di Dio, la paura di aver toccato il sacro.

Soprattutto, vogliamo domandarci che cosa significa la tentazione di Davide per noi oggi.

L’ossessione dell’efficacia, del successo, del potere, è purtroppo una tentazione moderna collettiva, particolarmente in Occidente.

La Chiesa vive in questa atmosfera ed è portata a verificare l’efficacia dei suoi mezzi, della sua azione, a usare metodi di efficacia tecnologica. Usarli non è male, se l’intenzione è buona; ma l’idolatria del successo può facilmente insinuarsi.

Davide non ha peccato nel compiere il censimento, bensì nello spirito con cui l’ha fatto. E dobbiamo stare attenti, perché un atto esteriore plausibile non ci rende mai sicuri, per ciò stesso, di compierlo con l’atteggiamento giusto» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 53-54).