Domani non celebriamo una Domenica di questo tempo ordinario (doveva essere la IV), ma una festa molto bella: la “Presentazione del Signore”. L’episodio narrato dal Vangelo (Lc 2,22-40) racchiude molti profondi significati. Stasera mi “limito” a darvi il commento di don Fabio.
«La festa della Presentazione del Signore è tradizionalmente dedicata alla luce e alla vita consacrata. Un rito di benedizione delle candele precede la liturgia eucaristica. Questo rimanda al rito del battesimo nel quale ci viene consegnata una candela che è segno della fede. Effettivamente la fede è un po’ come una candela che non si accende da sola ma deve essere accesa da un altro fuoco; così la fede non è una dimensione che nasce da noi stessi, come una qualità personale o un proprio sforzo ma la si riceve tramite la trasmissione che altri cristiani ci fanno in dono della loro esperienza di fede; ma una volta ricevuta chiede di essere custodita come una candela che può spegnersi e se si spegne può essere riaccesa, ma bisogna connettersi con un fuoco acceso, la fede di qualcuno che sia viva. Quindi è un regalo ma va conservata, perché si può spegnere, non è un possesso garantito ma va alimentato e custodito.
In questa festa quindi noi facciamo i conti con il dono della luce anche in forza delle parole del saggio Simeone, il quale riconosce in Cristo la “luce delle genti”. I popoli hanno bisogno di questa luce che splende in coloro che hanno la fede in Cristo, ed in effetti la storia è stata beneficata dall’amore che i cristiani hanno mostrato, con tanta bellezza che hanno prodotto, con la carità che hanno espresso, solo per dire le prime cose che vengono in mente, ad esempio inventando gli ospedali o con la matrice benedettina delle democrazie europee, che riproducono (come nel primo parlamento, quello inglese) i cori monastici, dove, per la loro regola tutti andavano ascoltati, anche l’ultimo monaco arrivato.
Tale luce risplende nella chiamata dei consacrati, che effettivamente vengono festeggiati in questo 2 febbraio, e possiamo chiederci che luce siano i consacrati. Rappresentano qualcosa di urgente in questa società, se infatti ci chiediamo cosa sia il contrario della “consacrazione” dobbiamo rispondere con una sola parola: la “distrazione”, grande male della nostra società. Il nostro è il tempo dell’essere decentrati e distratti, dell’ossessione di ciò che è secondario, in una vita che perde il focus, la luce, la meta. Le società hanno perso la meta, vanno avanti con prospettive occasionali, con visioni operative e governative al massimo trimestrali, non di più. Con prospettive così ristrette la gestione del mondo non può che essere disastrosa, come il fatto di non riuscire ad assimilare che ha bisogno di cura e che se continuiamo a essere assoggettati al comfort produrremo un mondo sempre più sporco e sempre meno praticabile e non lasceremo niente di buono ai nostri figli. Perché abbiamo perso la luce.
Abbiamo bisogno di consacrati, di gente votata all’amore, che lascia tutto per amare ma, come dirà Simeone, questa luce è una contraddizione, ci fa il servizio di contestarci, non è schiava dei nostri “like”. Il nostro vero bene talvolta implica la fatica della contraddizione, che è la fatica della verità.
Questa è la festa per recuperare la luce in fondo alla nostra vita che orienta il nostro cammino.
C’è una gloria in noi che non può essere tradita senza grave perdita per il mondo che ci circonda. È la luce del battesimo, unica vera consacrazione dei cristiani, la candela di inizio di liturgia: siamo figli di Dio e questo orienta e spiega il nostro cammino» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 61-63).
Del commento di don Fabio sottolineo soltanto due aspetti: l’origine della fede e il dramma della distrazione (legato a “l’ossessione di ciò che è secondario”).
Pongo qualche piccola domanda.
Io cerco di approfondire la fede, di nutrire la mia fede, di aiutare gli altri a credere? Perciò insisto molto sulla spiritualità di coppia. Un figlio ha il diritto non solo di essere battezzato, ma soprattutto di avere entrambi i genitori che davvero lo aiutino a vedere nella loro esistenza il Vangelo vissuto.
Riguardo al “secondario”: io ho capito davvero bene la differenza tra ciò che è fondamentale e ciò che secondario e poi scelgo di conseguenza?