Ieri sera il Papa nell’omelia, rivolgendosi ai religiosi in occasione della loro festa, ha pronunciato parole molto utili per ogni persona. Pensando ai religiosi, che si impegnano a vivere la castità, la povertà e l’obbedienza, potremmo essere colpiti dal fatto che rinunciano non semplicemente al male, al peccato (e ogni uomo, ogni cristiano deve fare così), ma anche ad alcuni beni molto importanti: il bene dell’amore coniugale (castità), i beni materiali (povertà) e addirittura la propria libertà (obbedienza).
In realtà, la vita consacrata a me sembra non la strada per una buona vita cristiana (questa dovremmo percorrerla tutti), ma addirittura l’autostrada per la santità. È abbastanza normale scegliere il bene ed evitare il male, ma è stupendo scegliere il meglio al posto del bene. Ecco alcuni passi di questa omelia.
Ecco cosa ha detto il Papa a proposito della castità:
«Noi stiamo vivendo in un mondo spesso segnato da forme distorte di affettività, in cui il principio del “ciò che piace a me” – quel principio – spinge a cercare nell’altro più la soddisfazione dei propri bisogni che la gioia di un incontro fecondo. […]. Ciò genera, nelle relazioni, atteggiamenti di superficialità e precarietà, egocentrismo, edonismo, immaturità e irresponsabilità morale, per cui si sostituiscono lo sposo e la sposa di tutta la vita con il partner del momento, i figli accolti come dono con quelli pretesi come “diritto” o eliminati come “disturbo”» (FRANCESCO, Omelia Primi Vespri della festa della Presentazione del Signore, 1-2-2025).
A proposito dell’obbedienza il Papa ha fatto alcune osservazioni che a me sembrano preziose e molto concrete:
Nella nostra società «si tende a parlare tanto ma ascoltare poco: in famiglia, al lavoro e specialmente sui social, dove ci si possono scambiare fiumi di parole e di immagini senza mai incontrarsi davvero, perché non ci si mette veramente in gioco l’uno per l’altro. E questa è una cosa interessante. Tante volte, nel dialogo quotidiano, prima che uno finisca di parlare, già esce la risposta. Non si ascolta. Ascoltarci prima di rispondere. Accogliere la parola dell’altro come un messaggio, come un tesoro, anche come un aiuto per me» (ivi).