Pensiero serale 06-03-2025

Il 18 dicembre 2023 venne pubblicato dal Vaticano un documento che scindeva la benedizione dalla dimensione etica. Stasera vi invito a meditare le due letture della s. Messa (Dt 30,15-20; Lc 9,22-25). Sarà molto facile notare che il pensiero di Dio è esattamente l’opposto. Vi propongo il commento di padre Vanhoye, molto semplice e altrettanto profondo. È comunque un messaggio che non può non avere forti conseguenze sul nostro modo di pensare e di vivere.

«Ieri abbiamo iniziato il cammino di Quaresima. Oggi la liturgia ci ricorda che due sono le vie che possiamo seguire, e che siamo chiamati a scegliere quella giusta. Il Signore ce la indica e ci mette in guardia contro l’illusione che ci farebbe scegliere la via più facile e che ci offre vantaggi immediati.
Il brano del Deuteronomio ci rivela l’affetto paterno di Dio, che si esprime nel rispetto e nel desiderio del nostro bene. Dio ha un grande rispetto della nostra libertà; non ci costringe, ma ci rivolge una proposta: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male”. La vita e il bene consistono nell’ amare Dio, nell’osservare i suoi comandamenti e nell’essere docili alla sua Parola. La morte e il male consistono nel seguire il proprio cuore cattivo, agendo secondo i propri capricci. Questa certamente è la via più facile, ma che conduce alla perdizione.
Dio non vuole costringerci a fare una determinata scelta, ma ci avverte delle conseguenze di una scelta sbagliata: “Se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti […], oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso”. Così si manifesta il rispetto che il Signore ha per la nostra libertà: egli potrebbe costringerci, e invece vuole da noi una risposta libera, quella dei figli, e non quella degli schiavi.
D’altra parte, Dio ha anche un grande desiderio del nostro bene; perciò ci dice, quasi supplicandoci: “Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita”. Se siamo convinti dell’amore che Dio ha per noi, se abbiamo una profonda fiducia in lui, avremo anche il desiderio di seguire la sua volontà, perché sappiamo di essere amati e guidati da lui per amore, anche se su vie difficili.
Nel Vangelo, Gesù ci ripropone la stessa scelta: o la ricerca di una salvezza terrena, immediata, che ci conduce a perdere la vita; o la rinuncia a noi stessi, che ci conduce alla vera salvezza. Egli dichiara: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà [questo corrisponde alla maledizione di cui parla la prima lettura]; chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà [questo corrisponde alla benedizione di cui parla la prima lettura]”.
Dio ci ha indicato la via della salvezza non soltanto a parole, ma mandando il proprio Figlio a percorrerla. È una via difficile, come dice Gesù: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno”. Noi sappiamo che seguendo Gesù, non sbaglieremo mai. Manifestiamogli allora la nostra disponibilità a seguirlo nel suo cammino verso la croce, per essere con lui anche nella gloria» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 88-89).

La questione di fondo è: che idea ho della libertà? Dio mi ha donato la libertà affinché io scelga liberamente? La risposta è assolutamente no! Dio mi ha creato libero soltanto perché io scelga liberamente il bene. Negare ciò significa pensare che Gesù e sua Madre non erano persone libere o persone che hanno vissuto male la libertà. Gesù e sua Madre hanno sempre e solo obbedito liberamente al progetto di Dio. Se non avessero fatto così, non ci sarebbe stata la nostra salvezza! Se io oggi non vivo la libertà alla scuola e alla sequela di Gesù e della Vergine Maria, di fatto respingo la salvezza che mi è offerta.
In estrema sintesi, noi non scindiamo libertà e responsabilità. Nella cultura attuale ognuno vive, sì, la libertà, la desidera, la festeggia pure il 25 aprile, ma quasi sempre dimentichiamo che di ogni nostra azione libera risponderemo (ecco la responsabilità) alla nostra coscienza e a Dio: ogni giorno e soprattutto nel giudizio finale. Da ciò dipenderà il nostro eterno destino. È importante capire che è questione davvero seria. “Forse” è l’unica questione seria e decisiva!
Se volete un’ulteriore conferma dell’importanza di tutto ciò, vi invito a rileggere il §28 dell’ “Evangelium vitae”, la bellissima enciclica donataci da san Giovanni Paolo II esattamente 30 anni fa (il 25 marzo 1995). Vi faccio un rapidissimo cenno nel Manuale: cap. VII, §19, nota 185, p. 334.