Stasera, come al solito, possiamo meditare il Vangelo di domani grazie al commento di don Fabio.«La prima domenica della Quaresima proclama il testo delle tre tentazioni.Perché Gesù deve essere tentato? E ancora: perché l’uomo stesso deve subire la tentazione? La parola “tentare” sia in latino (e in italiano), sia in greco, sia in ebraico, ha lo stesso doppio significato: “provare” vuol dire allo stesso tempo “mettere in difficoltà” e “avere certezza”. L’espressione “sto avendo una prova” può voler dire sia “sto vivendo una difficoltà” che “sto ricevendo una conferma”.Una certezza affidabile è quella che è passata per un test, il quale implica una “condizione limite”, come si fa nelle prove industriali. Il Vangelo di Luca sottolinea così questo aspetto: “Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame”. Gesù è morso da una fame radicale. Siamo nel pieno della prova sotto sforzo.Come si verificano i rapporti? Come si sa se un’amicizia è vera? Nelle situazioni di conflitto e di difficoltà, dove le persone rivelano di che pasta son fatte, cosa hanno veramente nel cuore. Ad esempio: un uomo è veramente generoso? Lo si vede nella precarietà: se nelle difficoltà non diviene gretto e continua a condividere, allora sì, è proprio generoso.Gesù è guidato dallo Spirito, dice esplicitamente Luca, proprio nella situazione estrema, che poi è il luogo del ministero grottesco del “diabolos” – dal verbo greco “dia-ballo”: “dividere, separare” – ossia, lì dove la persona pare smarrire la sua sorgente di integrità, dove può divenire pusillanime, incompiuta.Il tentatore gli dice: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. In ballo c’è la sua persona, la sua identità: vivere nella carne umana la sua dimensione di Figlio di Dio.Cosa significa essere vero Dio e vero uomo? Essere uomini, di per sé, vuol dire vivere sull’orlo del nulla; l’uomo deve – più o meno consapevolmente – sopravvivere alla sua inconsistenza.Per questo ha varie soluzioni, e Luca le presenta in ordine antropologico: la prima cosa a cui ci si attacca sono i bisogni fisiologici, cercare il pane anche fra le pietre; al secondo livello viene la rassicurazione degli oggetti, la via del possesso e del potere; al terzo stadio ci si rifugia nella mente, nei progetti, dove si assolutizzano le proprie “trovate” e si sacrifica tutto per un’idea.In tutti e tre i casi la tentazione spinge a forzare la mano per assolutizzare qualcosa: l’appetito, il possesso, i progetti.È questo che rende brutta la vita: vivere per il proprio stomaco, essere posseduti dalle cose nell’illusione di possederle, ed incastrarsi nelle aspettative perdendo la capacità di rispettare i tempi e le condizioni della realtà.Ma Cristo introduce la vita nuova dei figli di Dio, nella quale i bisogni sono lo spazio della provvidenza di Dio e si vive delle sue parole di Padre; allora si diviene liberi dalle cose perché si è imparato a dare culto solo a Lui; e non si ha più bisogno di forzare la mano a Dio perché si vive nell’abbandono.Gran bel tempo la Quaresima: è il tempo della liberazione dagli inganni» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 81-83).Aggiungo poco perché sono già riflessioni molto dense e impegnative. Auguro a me e a voi di saper individuare le tentazioni e di saperle affrontare con umiltà e vigilanza, soprattutto con molta preghiera e vivendo sempre in stato di Grazia.