Pensiero serale del 07-02-24

bibbia

Venerdì scorso, a partire dal commento di don Fabio all’episodio della Presentazione al Tempio, ho evidenziato l’importanza della purificazione e vi ho segnalato un bellissimo libro di Tomáš Špidlík. Ora, del medesimo Autore vi do il commento al brano del Vangelo di oggi (Mc 7,14-23) dedicato interamente a questo argomento (io esamino questo tema nel § 5 del cap. XI del mio Manuale).

«Che cosa contamina l’uomo (Mc 7,14-23)

Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo
Nella vita quotidiana veniamo contaminati da molti fattori esterni come inquinamento, radiazioni, onde elettromagnetiche. Ci laviamo e ci cambiamo gli abiti illudendoci di essere puliti, che lo sporco non può aderire al nostro corpo. In senso metaforico veniamo contaminati dai discorsi cattivi, dalle calunnie, ma anche in questo caso sappiamo difenderci, sopportando fino a che le malevolenze cessano e la verità viene a galla.
Peggiore è la situazione nelle tentazioni: un’immagine suscita il desiderio di comportarci contro la legge di Dio. Troviamo un portafoglio e il pensiero di prendere il denaro non nostro ci entra nel cuore. Per questo, per non cadere in tentazione, cerchiamo di evitare le occasioni di peccato e gli ambienti più esposti al male.
Ma allora, veniamo contaminati da ciò che viene da fuori? Sembrerebbe di sì: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28).
Ma i cristiani sono ben consapevoli che il processo interiore non è meccanico. Perché un pensiero venuto dall’esterno diventi un pensiero davvero nostro, occorre acconsentire interiormente: solo quando acconsentiamo alla tentazione, il male entra in noi e ci contamina.

Ciò esce dall’uomo questo sì contamina l’uomo
L’uomo non subisce meccanicamente gli influssi dall’esterno. Entra in contatto, in dialogo con la realtà. Il bambino prima chiede: “Che cosa è questo?”, e in seguito domanda: “A che cosa serve? Che cosa posso farci?”. Solo quando avrà risposta a queste domande verrà la decisione su cosa fare.
San Massimo Confessore spiega questo processo con un esempio simile a quello del portafoglio trovato per terra. Se chi lo trova ha l’idea di appropriarsi dei soldi, quest’idea gli viene solo quando vede il portafogli, cioè viene da una sollecitazione esterna. La decisione di prendere il portafoglio e tenerselo invece è una decisione interiore, che avviene all’interno del suo cuore. Anche se non si compie l’azione cattiva, la contaminazione comunque c’è stata; ma una cosa è il pensiero, un’altra è l’atto.
Un monaco orientale che ascoltava gli sfoghi di un giovane eccessivamente scrupoloso, che temeva di lasciarsi sedurre da tutte le tentazioni, gli rispose cosi: “Non temere le suggestioni, temi piuttosto le decisioni che prenderai sotto il loro influsso!”.

Dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive
A prima vista sembra che questa affermazione del Vangelo contraddica quello che è stato detto finora, cioè che i cattivi pensieri vengono dal di fuori e che all’interno del cuore avvenga il consenso, ma è così solo nel primo stadio.
Quando uno ha lasciato entrare il pensiero cattivo nel cuore, esso mette le radici e si moltiplica come l’erba cattiva nel terreno buono. Lo Pseudo Macario scrive che i pensieri cattivi sono come serpenti. Se li lasci entrare, si insediano e fanno il nido, e poi si mettono a covare. Shakeaspeare descrive lo stesso processo in modo psicologico. Otello, nel dramma “Il Moro di Venezia”, è presentato come un uomo onesto e fedele, che però ha creduto al seduttore che malignamente accusa sua moglie di infedeltà. Otello viene tormentato dalla gelosia, e l’ira lo soffoca fino a che diventa l’assassino della propria moglie. La passione che indebolisce e alla fine distrugge l’uomo comincia con piccoli sintomi, all’apparenza poco importanti. Invece bisogna tagliare la testa al serpente subito, appena spunta, perché quando il male è cresciuto diventa inattaccabile per qualsiasi medicina» (TOMÁŠ ŠPIDLÍK, Il vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul vangelo feriale. Vol. III. Tempo per annum 1, pp. 72-74).

È bello collegare tutto questo al cenno a Massimiliano Kolbe che faceva sempre don Fabio commentando il Vangelo di domenica scorsa. Il santo Martire polacco “pensò che Auschwitz fosse un luogo dove compiere una missione. E illuminò quell’orrore con l’amore” (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, p. 63).
Se Kolbe non si è lasciato sporcare da ciò che soffriva ad Auschwitz, è proprio vero che tutto ciò che viene dall’esterno non può e non deve indurmi al male. È l’affermazione della vera libertà dell’uomo. Ogni persona, con l’aiuto del Signore, è libera di amare in ogni circostanza, in ogni ambiente, in ogni situazione. Anche colui che mi delude, che mi ignora, che mi abbandona, che mi tradisce, io posso e devo amarlo. In questo consiste la gioia, non facile, ma possibile e altissima, perché “tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil 4,13). È possibile applicare tutto ciò al dinamismo della tentazione. Pensiamo all’ira, alla vendetta, alle difficoltà nella purezza, nel perdono…