Pensiero serale del 12-02-2024

bibbia

Stasera vi spedisco la seconda e ultima parte dell’omelia che ho cominciato a proporvi venerdì scorso. È il commento del cardinale Martini a un episodio certo non facile del Vangelo: Mt 12,38-42. Viene raccontato il contrasto tra Gesù e i farisei, i quali pretendono dal Signore un segno ed Egli ribatte negando il segno (cioè un miracolo strepitoso), ma promettendo, invece, un segno del tutto particolare, quello di Giona. In modo davvero provvidenziale è un passo quasi identico al brano del Vangelo che la Chiesa ci propone proprio in questo lunedì della VI settimana (Mc 8,11-13).

«2 – Ma Gesù non lo accetta, anzi critica fortemente la domanda: “Generazione adultera!”; invece di cercare Dio, volete un suo sostituto, un altro amore, un amore di questo mondo. Non è cosa cattiva, di per sé, cercare dei segni, dal momento che solo attraverso di essi possiamo raggiungere Dio; è cosa cattiva fermarsi ai segni, dare loro un’importanza che non hanno.
Generazione perversa, nel senso che non è diritta, non agisce rettamente, non ha lo sguardo fisso su Dio, non osa più rischiare perché preferisce essere guidata da segni che le assicurino certezze, che le tolgano il rischio.
Il desiderio di tutto questo è più diffuso di quanto non si pensi. Spesso, nel mio ministero, mi sento chiedere dei segni: Ci suggerisca il mezzo efficace perché i giovani non abbandonino la parrocchia!
In realtà, non ci sono mezzi che assicurino i risultati pastorali. Ed è perfettamente inutile sfogliare libri, rincorrere le ultime creazioni della immaginazione pastorale per ottenere finalmente che i lontani tornino alla Chiesa, che tutto si verifichi efficacemente! Occorre, al contrario, rischiare nell’oscurità.
Temo anche la diffusione, almeno in Europa, di apparizioni della Vergine. Forse è un segno dell’amore della Madonna che vuole confortarci, ma quando la gente corre per avere parole oracolari, per ottenere l’assicurazione di essere sulla strada giusta, per non accettare il rischio della fede e della scelta difficile della vita, dobbiamo seriamente preoccuparci. Queste apparizioni non possono occupare il centro della vita cristiana e se lo occupano significa che da parte dei fedeli c’è una ricerca sbagliata.
Gesù insegna quella economia della fede che sa accettare l’insuccesso e il fallimento di un progetto. Egli denuncia quella richiesta di segni che giunge fino al punto di cancellare la ricerca vera di Dio solo, ed è una idolatria sempre presente nel nostro cuore, idolatria di segni anche ecclesiastici, per ottenere a tutti i costi ciò che vogliamo. Dio, invece, vuole prima di tutto la confidenza, l’abbandono a lui, la totale fiducia.

3 – “Non le sarà dato se non il segno di Giona profeta”. Non è un passaggio facile da interpretare, se pensiamo alle diverse sfumature proposte dagli esegeti.
Gesù ha rifiutato di dare un segno e non può perciò dare un segno della stessa qualità. Nel vangelo di Luca (cfr. 11, 29-32) pare che possa essere la predicazione in quanto tale: il segno sono io che vi parlo adesso e vi dico di seguirmi, di chiudere gli occhi, di lanciarvi.
In Matteo è forse anche questo, però l’insistenza è sul segno del profeta Giona che era conosciuto ed esaltato per essere rimasto tre giorni in un pesce. “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (11. 40). Certamente sono parole misteriose per chi le ascolta. Talora si dice che Gesù alluda alla sua risurrezione, ma io credo che alluda piuttosto alla sua morte.
La morte di Cristo è il segno. Non è infatti detto che dopo tre giorni risusciterà. Il segno è la croce, è il permanere nel baratro della morte, è la sconfitta, l’essere nascosto.
In questo senso è un contro-segno. A coloro che cercano segni eclatanti, Gesù annuncia la sua morte, il suo entrare nell’oscurità e nelle tenebre.
Ovviamente è evocata pure la Risurrezione, però come compresa nella morte per amore, nella confidenza che il Figlio ha nel Padre fino alla croce.
Lo scandalo è il grande segno di un amore che incredibilmente va alla morte.
Anche se Gesù parla sempre parabolicamente per non spaventarci troppo, noi sappiamo che il grande mistero della morte di Dio per amore ci invita a contemplare la nostra chiamata battesimale a essere nella sua morte; a contemplare l’economia della croce vittoriosa che si oppone all’economia del successo, all’economia chiassosa del mondo.

O Gesù, tu ci presenti tutto questo nell’Eucaristia. Ci chiedi di celebrare l’economia umile e nascosta del tuo ingresso nella morte per amore, di celebrare il dono dello Spirito santo che effondi dalla croce e il mistero della risurrezione e della vita che viene dal tuo sacrificio. Insegnaci, Signore Gesù, a vivere questa Eucaristia nell’ascolto della tua Parola, cercando nel segno del pane e del vino Dio che si dona in pienezza d’amore e il nostro dono a Te, in risposta al tuo, nella grazia dello Spirito santo e per l’intercessione della Vergine Maria tua Madre» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 28-31).

Di tale commento ho apprezzato soprattutto due cose: i riferimenti agli aspetti pastorali e il collegamento col mistero pasquale, in particolare con l’Eucaristia. Del resto, si tratta di un’omelia e perciò è molto bello il fatto che l’Arcivescovo di Milano colleghi in modo davvero sapiente la Liturgia della Parola con la Liturgia Eucaristica: c’è un vincolo indissolubile tra la Mensa della Parola e la Mensa Eucaristica. Una frase in particolare di questa omelia mi ha dato luce e pace: “non ci sono mezzi che assicurino i risultati pastorali”. Ho avuto la conferma che Gesù non ci chiede una ricetta magica per ottenere una straordinaria efficacia pastorale, ma da noi si aspetta fiducia, dedizione, unione totale con Lui e che viviamo giorno per giorno il mistero pasquale nel cuore e nella vita. Questo vale per ogni aspetto del nostro esistenza: la famiglia, lo studio, il lavoro, l’apostolato e l’amicizia.
Siccome c’è un riferimento alle apparizioni mariane, ritengo opportuno ricordarvi che sul delicato tema delle apparizioni private occorre conoscere alcuni interventi della Congregazione per la Dottrina della Fede (“Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”): è facile reperirli sul sito del Vaticano, tenendo presenti due date: 24-2-1978 e 14-12-2011.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2012/05/29/0315/00743.html
Credo che sia sufficiente consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica nei nn. 66-67.