Pensiero serale del 20-03-2024

Ora comincio a porgervi il commento del Salmo 51 donatoci da Martini. È un’analisi molto acuta. Preferisco darvela un po’ alla volta sia per non stancarvi sia per darvi la possibilità di assimilarla meglio e di applicarla in modo adeguato alla vostra esistenza.

«Potremmo leggere il Salmo come espressione delle emozioni religiose di un popolo nella sua storia, ma noi lo riferiamo a ogni uomo che riconosce il suo disordine davanti a Dio.
Non è facile analizzarlo perché è composto come una sinfonia del cuore, riprendendo temi già espressi. Tuttavia si possono scoprire in esso quattro movimenti: il passato; il presente; l’appello; il futuro. Vediamo le parole-chiave di ciascun movimento.

«I quattro movimenti del Salmo

1 – Anzitutto il passato, costituito dalle parole di Davide: “Ho peccato”. Sono ripetute al 12. 6: “Contro di te, te solo, io ho peccato, ciò che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto”.
I verbi sono al passato, ed è interessante soprattutto notare la struttura della confessione dell’uomo che avverte di essere caduto nel disordine: il passato è evocato, però molto brevemente.
2 – Sul presente ci si diffonde un po’ di più. Lo leggiamo, ad esempio, al v. 5: “Il mio peccato io lo riconosco, la mia colpa è sempre davanti a me”.
I vocaboli usati nelle diverse traduzioni per indicare il disordine, la ribellione, il peccato, non rendono purtroppo la lingua originale adeguatamente. Nel testo ebraico sono quattro le parole che esprimono ciò di cui ha coscienza Davide: peshac, awon, hattã, raãb. Esse significano deviazione dalla strada diritta, come se si procedesse a zig zag toccando continuamente gli estremi, una specie di smarrimento; oppure un cuore cattivo, maligno, ribelle, invidioso, scaltro; disarmonia nella vita, mancanza di scioltezza e di equilibrio; il contrario di ciò che è buono, l`allontanamento dal bene. Vocaboli diversi per indicare, tutti, la consapevolezza dell’uomo di non riuscire ad andare sempre, come dovrebbe, per il cammino diritto, di non essere in armonia con se stesso, con Dio, con la natura e con gli altri, di non essere benevolo ma di lasciarsi andare a pensieri cattivi» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 80-81).
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È il tema del peccato, di come l’uomo può rapportarsi col proprio peccato. Come faccio spesso, voglio indicarvi i punti del Manuale in cui tratto questo tema per aiutare chi vuole approfondire:
• le pp. 167-169; 481-486.
• la voce “peccato” nell’Indice analitico a p. 709.
• il Salmo 51 (50) nell’Indice delle Fonti Scritturistiche a p. 634, prima colonna.

Ovviamente, più che una riflessione accademica sul tema, consiglio a me e a voi di pregare e di accostarci al Sacramento della Penitenza con una volontà, una fiducia e una umiltà davvero grandi.