Stasera vi offro ancora un aiuto per meditare il Vangelo di questa domenica (Lc 1,1-4; 4,14-21).
«Diceva san Girolamo: “Non conoscere le Scritture significa non conoscere Cristo”.
Ascoltiamo ogni domenica la Parola di Dio, ma se dopo due giorni provi a chiedere quali erano le letture, molti non ricordano niente. Forse già all’uscita della Santa Messa …come mai?
Se mi presentano una persona, questo non vuol dire che la conosco realmente, a meno che non inizi un vero scambio; altrimenti potrò avere al massimo una mezza impressione di quella persona, non di più. Così a molti cristiani, pur frequentando le liturgie, delle Scritture restano solo mezze impressioni.
Questa domenica ascoltiamo i primi quattro versetti del Vangelo di Luca uniti al racconto della liturgia nella sinagoga di Nazareth dove Cristo legge e commenta un brano di Isaia; Luca parla del “raccontare” gli avvenimenti e il brano si chiude con Cristo che dice: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Raccontare quel che è avvenuto e scoprire quel che si sta compiendo.
C’è un nesso fra vita reale e Parola di Dio. Nelle Scritture c’è depositata la storia e secondo Cristo quel che è stato detto secoli prima da Isaia serve a scoprire cosa sta accadendo “oggi”.
Focalizzare questo a cosa serve? A evitare di ascoltare (e predicare) una collezione di idee, di valori, di astrazioni, per arrivare solo a speculazioni e ragionamenti staccati dalla vita.
L’uomo, infatti, non viene salvato da una idea, ma da una persona, Cristo, che non ha trasmesso concetti, ma si è incarnato. Se fosse bastato capire, non sarebbe venuto a farsi crocifiggere.
C’è differenza fra sapere cos’è un tumore e avere un tumore, o ragionare sulla paternità e trovarsi fra le braccia un figlio appena nato: le teorie sono ombra, inconsistenza. La vita è un’altra cosa, l’oggi è ben altro che una astrazione.
Cristo non dice: “Quel che abbiamo ascoltato è un valore importante”, ma “Oggi si è compiuto quel che avete ascoltato”.
Molti, infatti, sanno teoricamente cosa andrebbe fatto, ma non sanno farlo. Ci sono quelli che han studiato teologia ma restano analfabeti affettivi incapaci di misericordia.
Cosa vuol dire “conoscere le Scritture”? Scoprire la mia esistenza in esse e ritrovare le Scritture fra le pieghe della mia vita. Se un’omelia non dice in sostanza “Oggi sta accadendo quel che avete ascoltato”, ma rimanda a valori astratti, se sacrosanti, non è vita e non è liturgia. Magari sarà l’ennesima lezione di teoria, come continuare a cercare di imparare a nuotare seduti in salotto.
La Parola di Dio non va capita, va accolta, è diverso. Capisci un miserabile o accogli un miserabile, se non vedi tu differenza, lui la vede di sicuro.
I concetti sono comodi, ti lasciano dove stai, li puoi maneggiare o mettere da parte quando vuoi. La storia invece ti viene addosso e non ti chiede il permesso, e se non la sai assecondare ne perdi il filo, perdendo in realtà il filo di te stesso. Anche la Parola viene per questo: per farci trovare il filo di noi stessi, del nostro passato e del nostro presente; e chi se la perde, perde il segreto dell’oggi» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 58-60).
È molto forte la frase: “cercare di imparare a nuotare seduti in salotto”. È costante l’invito di don Fabio a non ridurre il cristianesimo a un dato intellettuale o morale. Io resto del parere che la dimensione etica è di immensa importanza, in quanto è ciò che distingue il cristiano ridotto a sole parole o a sole preghiere dal cristiano davvero fedele all’Amore che Dio ha per noi.
Riguardo a una certa diffidenza di don Fabio sulla valore delle idee, del pensare e del ragionare, io condivido completamente ciò che scriveva Pascal:
«Tutta la dignità dell’uomo sta nel pensiero. L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. […] Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale («Travaillons donc à bien penser: voilà le principe de la morale» BLAISE PASCAL, Pensieri, 263-264).
Tra l’altro, san Paolo VI ha più volte confermato tale affermazione del matematico e filosofo francese. Tratto questo tema in tutto il mio Manuale, in particolare nel cap. I § 32. È anche vero che è fondamentale tener ben presente il dramma descritto da Rm 7,15-25. Se non mi lascio trasformare dal Signore risorto, il pensare bene serve a poco. Del resto, se ho idee confuse, per esempio sull’amore e sulla sessualità, ben difficilmente vivrò l’amore vero.